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Re Giacomo di Sicilia….il parlamento siciliano,i principi di diritto pubblico

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RE GIACOMO I DI SICILIA, IL PARLAMENTO SICILIANO, I PRINCIPI DI DIRITTO PUBBLICO, I CAPITOLI DEL REGNO E LA MONARCHIA COSTITUZIONALE

– Le radici della gloria –

Quando nel 1848 fu scacciato il bestiale e ignorante usurpatore Napoletano (unica vera “dominazione” in una lunga serie di meri avvicendamenti dinastici sul Trono di Ruggero), la Corona di Sicilia, prestigiosissima e antica, era ambita praticamente da tutti i più importanti Casati d’Europa, e per una Rivoluzione tanto grave come quella del 1848 tutto ciò suona quasi come una grave contraddizione, l’ennesima.

Ma ogni dubbio cade se si coglie la portata autenticamente rivoluzionaria del Colpo di Stato Napoletano del 1816 con questo bestiale Spergiuro che non solo rompe con una Tradizione antica di secoli ma sembra quasi pure aprire la strada al Laicismo e all’Ateismo di Stato calpestando quanto di più sacro e solenne c’era nel Regno di Sicilia.

Di fatto è il lugubre trionfo dell’Illuminismo Napoletano e della bestiale, sfrenata e selvaggia ideologia “Napolitanista” in Sicilia, come insegnano Patrioti Siciliani quali Gioacchino Ventura e Francesco Bracci e persino lo stesso Metternich.

E tuttavia la bestialità e soprattutto l’ignoranza napoletana spacciata per “riformismo” e “illuminismo” (imposta a cannonate, militari e polizia) non poteva cancellare sette secoli di storia e gloria Siciliana.

Proprio no.

Ed ecco il tema di oggi: il prestigio della Corona Siciliana nella sua veste costituzionale, che poi era una delle calamite che nel paradosso rivoluzionario del ‘48 ha attirato Pretendenti al Trono di Sicilia da tutta Europa.

Realizzare un almanacco di ricorrenze del Regno di Sicilia è quasi impossibile data la grande quantità di eventi memorabili e gloriosi.

Nel solo mese di Marzo, ad esempio, ricorrono il Vespro Siciliano e l’avvento dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme quale vassallo del Re di Sicilia; i Cavalieri, strano ma vero, debbono considerarsi “nazionali” e “sudditi” del Regno di Sicilia.

Ma una delle glorie più belle del Regno di Sicilia è certamente la Monarchia Costituzionale e anche qui le date e le ricorrenze si sprecano…

E dal Marzo del 1282 andiamo al 2 Febbraio 1286. Sale al Trono di Sicilia Giacomo I di Sicilia figlio di Pietro I di Sicilia detto “Il Grande”.

Alla “Mala Signoria” la Sicilia risponde così:

“Pietro I di Sicilia nel Parlamento tenuto a Catania abolì tutte le imposizioni di cui si lagnavano i Siciliani e diede facoltà ai Comuni di stabilire le collette per le esigenze del Regno, ripristinando così quei “colloquium” fra l’autorità sovrana e il Parlamento che era stato abolito dagli Angioini.

Rimaneva però la confusione giuridica fra gli usi legittimi e gli abusi, che nel tempo si erano introdotti.

Il regno di Pietro fu breve e travagliato per cui egli non ebbe la possibilità di intervenire, ma il figlio Giacomo, nel Parlamento convocato a Palermo nel 1286, vi provvedette.

Questo Parlamento fissa una data memorabile negli annali della storia di Sicilia, non solo perché in esso furono stabiliti i principi di Diritto Pubblico, che ancora oggi costituiscono elementi essenziali delle Costituzioni, ma perché anche in quell’epoca ebbe inizio la raccolta degli Statuti del Parlamento Siciliano, che presero il nome di Capitoli del Regno.” (Giacomazzi)

E’ questa la luce purissima di cui brillava la Corona Siciliana e che, nel paradosso di una Rivoluzione, attirava Pretendenti al Trono da tutta Europa.

A queste altezze non c’è davvero spazio per Male Signorie, Illuministi, Spergiuri, Bombardatori e “Idioti assetati di sangue” e tra Sicilia e Napoli la distanza è l’abisso.

RIFERIMENTI:
– G. Giacomazzi, Il Parlamento in Sicilia, Circolo della Stampa di Messina
– FOTO: Giacomo I di Sicilia (Alamy)

Dal web


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Alessandro Sidoti

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Alessandro Sidoti

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