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I NOSTRI MONUMENTI

“La Chiesa S. Antonio Abate”

Si chiamava Annunziata dei Teatini per distinguerla da altre chiese dello stesso titolo, quali l’Annunziata dei Catalani (sopravvissuta al terremoto), l’Annunziata alla Zaera (nei pressi dell’attuale chiesa di S. Clemente, in via Porta Imperiale, sulla sponda Nord del torrente Zaera, già appartenente agli Agostiniani Scalzi). La chiesa dell’Annunziata dei Teatini era tra le più ricche della città di Messina, ed era stata progettata dall’architetto Guarino Guarini, che ne riprodusse la pianta e la facciata nella sua opera postuma su « L’Architettura Civile » (Torino 1737). Fu costruita dai Padri Teatini tra il 1620 e il 1640, con il concorso dell’Arcivescovo Simone Carafa e della Contessa Giovanna Cibo, la cui munificenza era ricordata in due monumenti della chiesa. La volta era stata dipinta dal Tancredi nel 1709, ma fu parzialmente rovinata dal terremoto del 1733; la cupola era stata restaurata dal Paladino nel 1791. Numerose le opere d’arte: stucchi, tele, marmi, affreschi, opere di Agostino Scilla, Andrea Subba, Innocenzo Mangani, Giovanni Battista Quagliata, Giuseppe Paladino e altri. La Parrocchia S. Antonio Abate è certamente tra le più antiche della città di Messina, ma da quando il terremoto del 1783 ne distrusse la chiesa, essa ha dovuto trovare sede presso diversi edifici sacri. Dapprima fu trasferita nella Chiesa della confraternita di Tutti i Santi, che occupava l’area dell’attuale sede stradale di Via della Zecca, tra l’isolato 291. e il 306 (Liceo Maurolico); successivamente fu trasferita nella vicina Chiesa della Addolorata, che sorgeva alle spalle dell’attuale Liceo Maurolico, occupando parte dell’isolato 306 e parte della Via 24 Maggio. Distrutta anche questa chiesa dal terremoto del 1908, la Parrocchia fu portata presso la Chiesa di Gesù e Maria del Selciato (o S. Maria del Selciato) alle spalle della Chiesa di S. Paolino, sulla via che ancora oggi porta il nome di S. Maria del Selciato. Anche questa Chiesa era stata demolita dal terremoto, ma al suo posto era stata costruita una chiesa baracca, e fu proprio questa baracca a offrire la sede alla Parrocchia sino al 1930. Dopo il terremoto l’Arcivescovo D’Arrigo programmò la riorganizzazione delle varie Parrocchie, tra le quali trovò posto quella di S. Antonio Abate. A seguito di accordi con l’amministrazione comunale del tempo furono reperite le aree per le chiese, e con la deliberazione N. 1905 del 30 giugno 1916 la Giunta municipale assegnò a questa Parrocchia tutta l’area dell’Isolato 333, di oltre 4.000 metri quadrati, isolato che oggi è occupato dalla Chiesa e dal Monastero di Montevergine e dall’Istituto S. Anna, ma che allora era di proprietà del Comune, avendolo questo rilevato dal Demanio a seguito delle leggi eversive del 1865. La stessa Giunta comunale, con successiva deliberazione, incaricava l’Ufficio Tecnico Comunale di redigere il progetto del la nuova Parrocchia, ma le cose andarono alle lunghe per contrasti sopravvenuti tra la Curia Arcivescovile e il Comune di Messina proprio sul problema delle aree delle chiese. Questi contrasti venivano definitivamente superati nel 1925, quando l’Arcivescovo Paino, con la convenzione del 9 Aprile in Not. Potestà otteneva dal Comune in permuta un certo numero di aree, tra le quali figura appunto quella di « S. Antonio Abate – Isolato 333 del P. R., mq. 3372 circa ». Nella nuova impostazione data da Mons. Paino alla riorganizzazione delle Parrocchie, anche quest’ultima sede veniva cambiata e venne così scelta l’area della Chiesa dell’Annunziata dei Teatini. E’ per questo che, con riferimento alla titolare della Chiesa, la Parrocchia S. Antonio Abate viene talora chiamata Parrocchia dell’Annunziata, così come prima del terremoto veniva chiamata Parrocchia dell’Addolorata.

-Dati architettonici e strutturali-

La nuova chiesa dell’Annunziata, nelle sue linee architettoniche di stile neoclassico, arieggia la Basilica di Superga, del Messinese Filippo Juvara. Fu progettata nel 1927 dall’Ufficio Tecnico Arcivescovile, come Chiesa succursale della Parrocchia S. Antonio Abate, in quanto solo più tardi fu abbandonata definitivamente l’idea di costruire la Parrocchia sull’area dell’Is. 333. Il progetto è firmato dall’Ing. Francesco Barbaro, direttore di quell’ufficio. Nella relazione illustrativa che accompagna il progetto si legge tra l’altro:
“ Ho prescelto la forma rotonda per utilizzare nel modo migliore l’area disponibile, che è alquanto irregolare, e per ottenere un buon movimento di massa.”
La parte centrale è costituita da otto colonne in cemento armato, riunite da un corrente a pianta ottagonale che serve di sostegno al tamburo. Alla sommità di questo passa un corrente, pure di cemento armato, che serve a collegare le strutture verticali e ad eliminare la spinta della cupola. Questa è costituita da costole montanti (meridiani) e da anelli ripartitori (paralleli) in cemento armato, di cui quello terminale sopporta il lanternino. Concentricamente disposto alle colonne si ha un muro di « recinzione a pianta circolare, che misura un diametro di m. 20. « Esso è solcato da montanti e da correnti e collegato alla parte « centrale con correnti disposti in senso radiale, sia alla base che alla sommità… Addossate al muro di recinzione si costruiranno tre cappelle e il pronao disposti a croce… Sul fianco posteriore della chiesa, sulla parte di via Romagnosi, sarà costruito il campanile di forma quadrata, con montanti agli spigoli e correnti ai diversi piani in cemento « armato… ». La costruzione fu affidata all’Impresa Fratelli Cardillo fu Ignazio; i lavori furono iniziati il 10 gennaio 1928 ed ebbero termine il 1. ottobre 1930. Il costo dell’opera fu di L. 1.398.094,62, quasi interamente coperto dal contributo dello Stato, che fu di L. 1.394.076. La chiesa fu benedetta e inaugurata il 14 agosto 1930 da S. E. Mons. Paino.


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