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LA NOSTRA STORIA

Resti Medievali -Sec.XIII-XVI ”Interno Palazzo Zanca”-

Nel cuore di Messina, nei cortili interni di Palazzo Zanca, sede degli uffici dell’Amministrazione comunale, è possibile vedere i resti archeologici di una via medievale, il Vico della Neve, scomparso secoli or sono sotto gli strati della città più moderna e riportato alla luce nel corso di alcune campagne di scavo degli anni scorsi. L’indagine archeologica, effettuata sotto il controllo della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Messina e iniziata nel 1988, ha infatti permesso di indagare un complesso di edifici che ruota intorno ad un piccolo vicolo, largo circa 3 metri, riconosciuto come il Vico della Neve e adibito forse a ospitare delle neviere, depositi di neve e ghiaccio da impiegare per la conservazione dei cibi, come antiche ghiacciaie. In una città come la nostra, povera di attestazioni e ricordi della propria storia, afflitta nel corso dei secoli da numerosi terremoti, altrettanto numerose ricostruzioni e un pesantissimo bombardamento americano, uno scavo come questo avrebbe dovuto avere di certo un risalto maggiore, considerata anche la posizione così centrale del ritrovamento. Invece, come spesso avviene, terminato il momento per la ricerca, non è mai arrivato quello per la conservazione, la musealizzazione e la valorizzazione. Un progetto ancora in corso d’opera, interrotto anche per il commissariamento del nostro Comune, prevedeva l’istituzione e l’apertura al pubblico di un Antiquarium che avrebbe dovuto preparare didatticamente alla visita ed esporre i reperti provenienti dagli scavi. Insomma un progetto per realizzare una finestra sul passato di Messina, per mostrare uno scorcio della città medievale, sommersa per sempre dalle macerie del tempo. Invece a Messina tutto finisce nel paradossale. Quello che è stato scavato “dalla Soprintendenza” (come si legge dai rapporti scientifici pubblicati) non è stato mai messo in sicurezza o tutelato da interventi di conservazione, mentre il compito della Soprintendenza sarebbe proprio quello di tutelare il patrimonio archeologico, non di scavare, indagare e ricercare. Quindi, oggi, a Palazzo Zanca, c’è uno scavo aperto e lasciato non certo in condizioni di sicurezza, esposto all’incuria degli elementi, degli impiegati comunali e dei visitatori, dotato solo di un minuscolo cartello segnalatore, invaso dalle erbacce, dalla spazzatura e, in inverno, dalle pozzanghere. A che serve indagare il passato, a che serve scavare, se poi le strutture vengono abbandonate al degrado, se poi non si preparano pannelli informativi, se poi i reperti ritrovati invecchiano in qualche magazzino della Soprintendenza?


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