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Quando fu costruito il ponte sullo stretto.

La larghezza dello stretto di Messina varia da un massimo di circa 16 km (misurati all’altezza di Punta Pellaro in Calabria e Capo D’Ali in Sicilia) fino a un minimo di circa 3 km (tra Torre Cavallo in Calabria e Capo Peloro in Sicilia).

Questa zona è tra quelle al mondo più ricche di miti e leggende.
I pochi chilometri di mare hanno stuzzicato nel tempo l’idea di essere scavalcati da un ponte, nei secoli da Carlo Magno a Renzi in molti quando serviva avere consenso facile hanno proposto l’unione delle due sponde.

Cosa che per chi conosce bene la scienza appare oramai possibile anche se comunque non semplice a causa della complessa morfologia del territorio, delle condizioni climatiche e di quelle sismiche.

Questa piccola lingua di mare ai tempi dei romani e veniva indicata con il nome di Fretum Siculum.
Pare che furono proprio i romani gli unici ad aver realizzato nella realtà un ponte stabile tra la Sicilia e il continente. Ce lo racconta Plinio il vecchio .

Siamo nel 251 a.C durante le prime guerre puniche. il console Lucio Cecilio Metello, vincitore di Asdrubale nella battaglia di Palermo, cattura 104 elefanti alle truppe cartaginesi, venute in Sicilia dall’Africa.

La fanteria romana era letteralmente terrorizzata dai pachidermi e per la prima effettiva volta i soldati romani avevano l’occasione di osservare da vicino gli animali e constatarne le fragilità.
Così il console decide di portarli a Roma sia come trofeo sia per sfatare il timore che avevano le truppe verso i mammiferi.

L’ingegneria navale romana era ancora poco sofisticata e non prevedeva la costruzione di navi attrezzate per il trasporto dei giganteschi animali, decide la via di terra e di far costruire una passerella galleggiante .

L’idea del ponte di legno galleggiante, relativamente semplice e ingegnosa, non era del tutto nuova, essendo già stata utilizzata da Assiri, Persiani e Greci dell’epoca classica per collegare le sponde di fiumi durante le guerre.
I romani ne perfezionarono la tecnica costruttiva e le varianti, utilizzando queste strutture in varie occasioni.

Tecnicamente il “ponte” sullo Stretto di Messina era una passerella galleggiante, costituita da centinaia di botti vuote legate a due a due, disposte in modo tale che non potessero toccarsi o urtarsi, intervallate modularmente da barche e sovrastate da traverse di legno, in modo da formare un impalcato, un piano di calpestio regolare su cui fu steso uno strato di terra.
Ai lati della passerella furono disposti dei grandi e robusti parapetti di legno, allo scopo di rinforzare la struttura e di evitare la caduta in mare degli elefanti e dei carri durante le operazioni di attraversamento.

Questa struttura “modulare” era capace di fluttuare leggermente, sia verticalmente che orizzontalmente, adattandosi e resistendo così alla corrente dello Stretto, alle raffiche di vento e alle maree.
Essendo il ponte “continuo” e galleggiante a pelo sul mare, impediva il transito delle navi nello Stretto, ma portava dei vantaggi consistenti: il transito veloce di truppe, persone, carri e merci fra le due sponde.

Secondo i racconti, una volta sconfitti i cartaginesi in Sicilia e trasportati gli elefanti sulla sponda calabrese, il ponte galleggiante fu lasciato lì, senza però curarne la necessaria manutenzione, consentendo in tal modo agli abitanti delle due sponde dello Stretto di spostarsi, entrare in contatto e scambiare merci in modo molto semplice e rapido.

Il ponte resistette per diversi mesi alle intemperie e ai forti venti dello Stretto, prima di venir spazzato via dalla forza del mare, separando nuovamente la Sicilia dalla penisola italica.

Ancora oggi 35 minuti di navigazione,attese che in certi periodi superano le due ore e sopratutto quasi 40 € a viaggio separano da oltre 2272 anni la Sicilia dal continente.

Fonti : wikipedia.com ; adhocnews. It:-Il ponte sullo Stretto dei Romani
Leggenda o realtà? di FRANCESCO FRANCO


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