L’arancia il più bel frutto di Sicilia (storie e leggende)…..
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L’arancia è un antico ibrido, probabilmente fra il pomelo e il mandarino, ma da secoli cresce come specie autonoma e si propaga per innesto e talea.
Originario della Cina e del sud-est asiatico, questo frutto invernale sarebbe stato importato in Europa solo nel XIV secolo da marinai portoghesi.
Tuttavia alcuni testi antico-romani ne parlano già nel I secolo; veniva coltivata in Sicilia e dove era chiamato melarancia, il che potrebbe significare che il frutto avesse raggiunto l’Europa via terra.
Potrebbero essere corrette entrambe le teorie. Probabilmente l’arancio giunse davvero in Europa per la via della seta, ma la coltivazione prese piede solo nella calda Sicilia, dove la sua diffusione si arenò.
Solo dopo secoli venne riscoperto dai marinai portoghesi.
A Roma, nel chiostro del convento di Santa Sabina all’Aventino è presente una pianta di arancio dolce che secondo la tradizione domenicana è stata portata e piantata da San Domenico nel 1220 circa.
La leggenda non specifica se il santo avesse portato la pianta dal Portogallo o dalla Sicilia, dove essa era giunta al seguito della conquista arabo-berbera.
L’arancio è un albero che può arrivare fino a 12 metri.
La buccia del suo frutto è caratterizzata da una leggera ruvidezza che è diventata termine di paragone anche in campi totalmente diversi: parliamo per esempio di pelle a buccia d’arancia in cosmesi, o di superfici a buccia d’arancia in edilizia.
Il periodo di riposo dell’arancio è di soli tre mesi, per cui succede che l’albero fiorisca e fruttifichi contemporaneamente. I primi frutti si possono raccogliere in novembre , e gli ultimi a maggio – giugno .
Un albero adulto produce circa 500 frutti all’anno.
Molte sono le storie e le leggende legate all’arancia.
La mitologia greca narra che Giunone, sposa di Giove, portò in dote alcuni alberelli dai frutti d’oro, simbolo di fecondità ed amore, e che Giove, per paura che i ladri sottraessero questo dono prezioso, li custodì in un giardino sorvegliato dalle ninfe Esperidi, fanciulle dal canto dolcissimo.
Tra le fatiche di Ercole, esattamente l’undicesima, ci fu quella di portare agli uomini questi frutti, sconfiggendo il drago che Giunone aveva messo a guardia del giardino.
Secondo un’altra leggenda, moltissimi anni fa, il re di Spagna (quale Re non ci è dato sapere) ricevette in dono da una principessa una bellissima pianta di arancio, talmente incantevole che il sovrano se ne innamorò follemente.
Un giorno, un ambasciatore chiese al re che gliene donasse un ramoscello, ricevendo però una secca risposta negativa.
Desiderando a tutti i costi quel ramoscello, l’ambasciatore chiese aiuto al giardiniere del re che, di nascosto, prese un ramo della pianta, accontentandolo.
L’ambasciatore, come ricompensa, donò al giardiniere 50 monete d’oro.
Il giardiniere regalò questa somma a sua figlia come dote, consentendole dunque di sposarsi poiché in precedenza nessuno voleva la sua mano, a causa della povertà in cui riversava la famiglia.
Il giorno del fatidico sì la ragazza adornò i suoi capelli con un ramoscello di fiori d’arancio, poiché proprio a quello doveva la sua felicità.
Da qui la tradizione dei fiori d’arancio ai matrimoni .
Garibaldi, oltre che per le note vicissitudini militari, viene ricordato anche come appassionato consumatore di arance.
Più volte venne rappresentato mentre offriva arance a soldati malati e mentre ne gustava personalmente.
Nel 1860, durante l’armistizio di Palermo, Garibaldi si trova nel Palazzo Pretorio, dove dirige e coordina le operazioni contro le truppe borboniche.
Si combatte da giorni e, il generale borbonico Letizia insieme al colonnello Buonopane, capo di stato maggiore borbonico, vengono convocati nello studio del generale per discutere dell’armistizio e trovano Garibaldi, seduto su una poltroncina, con davanti a sé una sedia su cui erano disposti alcuni sigari, delle arance, un piccolo pugnale senza fodera e diversi fogli.
Il generale Letizia propone di prolungare l’armistizio per un tempo indefinito mentre Garibaldi, preso il pugnale, sbuccia un’arancia offrendone uno spicchio al generale prima e al colonnello poi, dando il suo consenso alla proposta del generale Letizia.
Tra uno spicchio d’arancia ed un altro, vengono lette le condizioni della tregua.
Durante la discussione di colpo rimbomba una carica di moschetteria che fa’ sobbalzare Letizia e Buonopane, lasciando indifferente Garibaldi che, imperturbabile, si limita a dire soltanto: “fate che cessino”, continuando a sbucciare arance.
L’arancia è inoltre un frutto eccezionale dal punto di vista nutrizionale 100 g di arance hanno solamente 34 K/cal essendo costituito il frutto per più dell’87% da acqua , poco più del 7% di zuccheri , sono presenti Vitamina B1 , Vitamina B2 ,Vitamina B3 ,Vitamina A e in grandi quantità la Vitamina C (50 mg ogni 100 grammi).
Viva l’arancia
Grazie a Giovanni Majolino
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