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Pietro Rombulo il più grande navigatore italiano di tutti i tempi, ha esplorato fra il 1416 e il 1448 tutta l’Asia fino in Cina, e tutta l’Africa fino l’arcipelago delle Comore e anche oltre. Cancellato dall’Italia dai libri di storia perchè la sua fama, i suoi viaggi, le sue conquiste offuscavano la memoria di tutti gli altri, da Marco Polo, a Cristoforo Colombo, da Giovanni Caboto ad Amerigo Vespucci. Perchè ricordare un terrone avrebbe esaltato i suoi compatrioti dal suo tempo a oggi. E poichè tutto il sud è colonia in Italia, non si devono esaltare figure positive che potrebbero mostrare queste terre sotto una luce diversa agli italiani. Il teorema dei meridionali proclamatisi schiavi d’Italia sembra agli occhi di tanti una macchietta, una scusa perchè l’Italia è sempre la madre di tutti i suoi figli. La nazione ricorda i suoi grandi uomini traendo da essi e dal loro contributo alla storia dell’umanità, orgoglio da mostrare alle generazioni future. Nascondere le eccellenze del suo sud non è materia per pochi malfattori, per pazzi da legare, per esaltati. Rombulo rappresenta come in matematica la prova del nove. Le sue insegne sono la dimostrazione che i cosiddetti Terroni non sono imbroglioni. Nascondere le sue memorie agli italiani rappresenta la prova provata che noi siamo schiavi in casa nostra.

“C’était un Italien, Pietro Rombulo, qui séjourna dans la corne de l’Afrique jusqu’en 1444. En 1427, le roi Yeshaq le dépêcha auprès du roi Alphonse V d’Aragon pour obtenir son aide”. Jean-michel Sallman, Medieval Ethiopian Kingship, Craft, and Diplomacy with Latin Europe.

Alessandro Fumia


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