A TRUVATURA DI MONTI SCUDERI…
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Monte Scuderi si trova sui Monti Peloritani, e si eleva fino a 1253 metri. Domina dal lato del mar Jonio a Sud -Est Itala, Alì e ad Ovest la sorgente della Santissima in territorio di Fiumedinisi. Una piccola sella lo congiunge alla cresta che da Dinnammare va a Monte Polverello e a Monte Cavallo, costituendo con essi il baluardo orientale dei monti Peloritani. La vetta quasi un pianoro, lisciato dai venti e dalle piogge, forma una sorta di grande terrazza naturale alla quale si accede mediante due ingressi siti dalla parte Est e Ovest dello stesso. Dalla sommità lo sguardo può spaziare dall’Etna a capo Peloro e spingersi ancora oltre verso il Tirreno.
La leggenda ci tramanda che una giovane principessa, figlia del sovrano che abitava sul Monte, fu messa dal padre a guardia del suo immenso tesoro e che in virtù di un incantesimo fu costretta a vegliare su di esso per l’eternità.
Pare che queste immense ricchezze fossero costituite da tre grossi cumuli di monete: uno d’oro, uno d’argento e uno di rame; farebbero parte di esso anche una chioccia e ventuno pulcini d’oro che corrono qua e là come pulcini veri, pigolano e saltellano tanto da rendere impossibile la cattura a chiunque vi si cimenti. Del tesoro fanno parte anche ceste colme di collane e bracciali, brillanti e rubini, perle e pietre preziose. Questo tesoro può essere recuperato ma soltanto a determinate condizioni e superando determinate prove. La prima condizione è che della spedizione dei cercatori faccia parte un prete e una vergine. La spedizione deve avvenire in una notte di luna piena. In quella stessa notte una parte del gruppo deve filare, torcere e biancheggiare il filo così da tessere la tela necessaria per fare un tovagliolo. Un’altra parte del gruppo deve invece pescare nello specchio di mare davanti al Monte, vale a dire presso Itala Marina, dei pesci da portare velocemente sul Monte in modo che vi giungano ancora vivi. Appena arrivati lassù i pesci devono essere cotti sul fuoco di eriche del Monte, davanti all’ingresso della Grotta, e mangiati sul tovagliolo tessuto. E’ importantissimo che tutte queste operazioni vengano fatte prima sorga il sole dalle prospicienti montagne calabresi.
Fatto tutto ciò e finita la colazione bisogna addentrarsi nella grotta, in fondo alla quale si incontrerà un gran serpente che si attorciglierà attorno a tutti i componenti il gruppo e così ad uno dopo l’altro gli leccherà il viso. I cercatori della truvatura non dovranno manifestare alcun timore , nè provare disgusto, nè tantomeno raccomandarsi ai Santi, poichè basta mostrare timore o avere una minima titubanza per annullare tutti gli sforzi fatti fin lì e ritrovarsi scaraventati lontanissimi dalla grotta. Superata anche questa prova apparirà la bella custode del tesoro. A questo punto il sacerdote che fa parte del gruppo dovrà leggere speciali liturgie per spezzare l’incantesimo. Se le formule lette sono quelle giuste i cercatori vedranno in lontananza il tesoro, dal quali però sono ancora divisi da un grande lago che è impossibile attraversare. A questo punto superando degli indovinelli posti dalla bella principessa si dovrà trovare la barchetta con la quale si potrà attraversare il lago. Sulla barca potrà prendere posto solo una persona insieme alla vergine che si trova nel gruppo e questa dovrà traghettare tutti i componenti sulla sponda dove si trova il tesoro. Mentre avviene tutto ciò il Monte comincerà a tremare fra scoppi e ululati lontani e il fondo della grotta diventerà rosso, e il lago sarà percorso da ondate gigantesche Superata anche questa prova, sull’atra sponda del lago, il gruppo verrà assalito da un cavallo enorme, inferocito, che girerà intorno al tesoro impedendo di accostarsi ad esso. A questo punto bisogna contare “13 volte 13” rimanendo uniti ancora una volta senza avere paura. Solo a questo punto la fattura si scioglierà la bella principessa sarà liberata dall’incantesimo e il fondo della grotta si aprirà dando la possibilità ai cercatori di raggiungere il tesoro, quindi la sorgente del torrente Itala e di scendere a valle.
Giovanni Majolino
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