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Messina la città dei miei ricordi..
Quand’ero piccola viaggiavo spesso in macchina. Un lungo percorso di quattro ore dalla punta estrema della Sicilia Occidentale a quella Orientale. Almeno per due, tre estati Messina è stata la mia idea di villeggiatura. Aspettavo con trepidazione il momento per prepararmi a quelle ore di macchina in cui avrei dormito, fatto mille volte la stessa domanda, “dove siamo? Quando arriviamo?”; cantato a squarciagola, mi sarei sorpresa a vedere tutte quelle città in cui non ero mai stata e che si vedevano dall’autostrada.
Erano altri tempi, i social non c’erano. Era tutto un’avventura e quelle quattro ore per una bambina di sei anni erano un viaggio interminabile alla scoperta di nuove avventure. Erano bei tempi.

Andavamo a Messina perché lì vi era la base navale dove mio padre lavorava. La mattina usavo la cabina telefonica per chiamare la nonna e la zia e poi dritta al mare del circolo della marina militare. Le vere scoperte le facevamo il pomeriggio, con i giri alla Villa piena di bambini e giochi che ancora adesso esistono. Le passeggiate al porto con la Madonnina sempre a vista a proteggere il porto. Le domeniche in piazza Duomo.

Ho mille ricordi piacevoli a Messina e, facendo base a Milazzo, essendo così vicini, non ho potuto fare a meno di fare quella richiesta che partiva dal cuore. “Andiamo a Messina, per favore“. Così deciso il giorno, prendiamo la macchina e ci mettiamo in viaggio. Un viaggio diverso, con un libro alla mano e un’occhiata al cellulare. Le noti di Ramazzotti e Venditti degli anni ’90 sono sostituite da quelle dei The Giornalisti e qualche cantante latino con la hit del momento. Ma appena arrivati, il rito resta uguale: andare a prendere la granita dal Tedesco.

Il Tedesco, uno dei personaggi di Messina

La mattina, soprattutto quando papà era libero, fare tappa dal Tedesco era un must. Si arrivava davanti il camioncino, si ordinavano le granite, rigorosamente con brioscia col tuppo calda e si gustavano lì, sui tavolini di quel baretto arrangiato alla buona. Da allora, non è cambiato molto. Quando siamo arrivati, è bastato chiedere ad un passante a che altezza fosse il Tedesco e subito l’indicazione veniva da sé.
Il camioncino si è trasformato in un baracchino; qualche tavolino in più, preso d’assalto dalla gente del posto. Le granite sono ancora le più buone del mondo. Fragola con panna resta l’originale, assieme a caffè con panna. Tutto fatto artigianalmente. Le brioches sapevano ancora di arancia ed erano così soffici che si scioglievano in bocca.

Il tempo sembrava scorrere in maniera lenta, diversa. Sembrava essere tornati indietro di almeno quei vent’anni che erano passati dalla mia ultima volta a Messina. Pure il Tedesco, che ho scoperto solo quest’anno si chiamasse così non perché avesse origini germaniche ma perché Tedesco è il cognome, alla richiesta di Marco di pagare poco dopo aver consumato, sorridendo, gli ha chiesto: “che prescia c’hai?“. Hai fretta? No, allora goditi la frescura sotto gli alberi di pruno in fiore e rilassati. Dopotutto in Sicilia si vive proprio così, senza prescia.

Mezzogiorno al Duomo, un appuntamento da non perdere

L’unico appuntamento fisso rimane a Piazza del Duomo, a mezzogiorno. Meglio arrivare un po’ prima, ammirare la piazza e il Duomo in tutto il suo splendore. Una cattedrale nata a metà del 1500, dal protetto di Michelangelo che presenta al suo interno una fila di statue di santi; l’altare in oro raffigura Cristo. All’interno del Duomo vi è anche uno dei più grandi organi polifonici di Europa, tutt’ora funzionante.

La piazza è dominata dalla meravigliosa chiesa posta di fronte la fontana di Orione, ma l’attenzione si catalizza ogni giorno sul campanile normanno. L’ora viene scandita dal più grande e complesso orologio astronomico del mondo. Molto più dettagliato di quello di Praga. Il campanile è alto 60 metri e vede una folla di turisti e non ogni giorno, con il naso all’insù per ammirare la sua bellezza e il suo spettacolo di mezzogiorno quando i primi rintocchi risuonano all’interno della piazza stessa.

Mentre l’orologio dei secondi si muove, il leone ruggisce ad ogni rintocco. La musica parte subito dopo ed un intricato meccanismo fa muovere le varie statue delle sezioni del campanile. Il tutto si svolge in meno di quindici minuti. Ed è stupefacente tanto dentro quanto fuori. È possibile infatti entrare nella torre e osservare l’intricato meccanismo in azione al prezzo di €4 per adulti, e €2 per minori di 18 anni.

Una volta terminato lo spettacolo, la folla si disperde, chi si lascia abbindolare dagli ambulanti di strada; chi decide di fare un giro sulla carrozza con i cavalli (vi prego non siate come i turisti, non fatelo per rispetto dell’animale) e chi fa il giro sul bus per Messina.
Noi siamo andati a mangiare da uno delle più vecchie e rinomate rosticcerie messinesi: i Fratelli Famulari.

Rosticceria Famulari, le migliori prelibatezze in tutta MessinaAperta dal 1987, questa rosticceria è un’istituzione nel panorama culinario messinese. Con le sue quaranta varianti di arancino e piatti di cucina tipica pronta, non potete farci un salto. Il locale è molto spartano, il servizio veloce ma attento. Mille e più fotografie sono appese alle pareti tra gente famosa e gente venuta da tutto il mondo per mangiare da Famulari.

Noi ci siamo fatti consigliare dal cameriere gli spaghetti avvolti in involtini di melanzane e cosparsi di ricotta salata fresca. Super buoni, ma non ci siamo lasciati scappare l’occasione di portare con noi, a Milazzo, degli arancini speciali come quello con il pesce spada o quelli alla norma. Ma ce ne sono di tutti i tipi, più di venti per la precisione! Dai classici al burro (in realtà sono mozzarella e prosciutto) e quelli al ragù; a quelli con pesto e gamberetti, alla ‘nduja, al salmone. Quelli con nomi particolari: Balotelli, dell’Avvocato, della Felicita. Avrete solo l’imbarazzo della scelta. O magari prendete un Pitone! No, non l’animale ovviamente. Un misto tra un panzerotto e una pizza fritta napoletana. Super buono, è una delle specialità del Messinese.

La Madonnina: la protettrice di Messina

Potrei scrivervi tutte le cose da vedere a Messina, ma la verità è che la nostra è stata una toccata e fuga di una giornata. Un capriccio per tornare nei luoghi della mia infanzia, non avrebbe dunque senso parlarvi di monumenti di cui non ricordo. Forse non li ho neanche mai visti. Ma La Madonnina, quella sì; la protettrice di Messina e dei messinesi, ve ne voglio parlare.

Pensavo fosse la protettrice dei militari della Marina quando ero piccola. L’ho sempre associata alle navi e quindi al lavoro di papà. Dopotutto è posta all’Estremità del promontorio. Una statua di 35 metri che in realtà rappresenta la Vergine della Lettera che Maria avrebbe dovuto inviare dalla Palestina proprio a Messina. Benedice la città e le navi che entrano, proprio come riporta la scritta alla base della statua. “Vos et ipsam civitatem benedicimus”, Benediciamo voi e la vostra città. Ed è grandissima l’emozione nel vederla quando si entra od esce dal porto, sul traghetto. Provata ogni volta che facevamo viaggi più lungo per raggiungere le altre regioni italiane.

Messina merita una visita almeno una volta nella vita, per essere esplorata e vissuta. Magari durante Ferragosto quando la città si anima ed ha il suo picco tra tradizioni folkloristiche come la Vara, e leggende. Come quella di Mata e Grifone, i Giganti che per anni, d’estate, sono stati posti al centro di una delle piazze del lungomare, in bella vista e che, con mio dispiacere, non ho potuto rivedere a Giugno.

Mata e Grifone: i Giganti genitori di Messina

Le leggende popolari raccontano della storia di Mata e Grifone e della loro tumultuosa storia d’amore che ha dato origine a Messina.

Mata, nome storpiato di Marta in siciliano, era una nobile messinese, la cui bellezza era tanta quanto la sua fede per Dio. Grifone, nato Ibn-Hammar, era un conquistatore saraceno di fede musulmana che razziava città, dedito alla pirateria e scorribande. Intorno al 965 d.C. arrivò a Messina e anche qui iniziò a razziare la città in ogni modo possibile. Un giorno però vide Mata e se ne innamorò perdutamente, tanto da chiederla in sposa al padre della ragazza. Il rifiuto del padre e di Mata stessa, non fece altro che innervosirlo tanto da diventare ancora più pericoloso per la città e i suoi abitanti.

Impauriti dalle scorribande e dalla criminalità di Ibn-Hammar, i genitori di Mata la mandarono segretamente in un’altra proprietà della famiglia, all’oscuro di tutto. Ma l’uomo, dopo torture e uccisioni per scovare dove fosse la ragazza, la trovò e rapì. Lei continuava comunque a non volerne sapere niente di quel burbero pirata e, una volta capito che avrebbe preferito morire che rimanere con lui, cambiò completamente. Smise la vita da criminale e si convertì al cristianesimo per Mata, facendosi battezzare come Grifo (conosciuto come Grifone a causa della sua mole). La ragazza colpita da questo cambiamento, iniziò a dargli una possibilità fino ad innamorarsene. Dalla loro unione nacque una numerosa progenie tanto da far diventare il Gigante e la Gigantessa i progenitori e fondatori di Messina.

La loro leggenda era tanto amato dai messinesi che intorno al 1550, il Senato messinese fece ostruire due statue giganti dedicati a Mata e Grifone. Lei cavalca un cavallo nero ed è vestita di blu. In testa una corona con tre torri, uno dei simboli di Messina. Lui, scuro di pelle, cavalca un cavallo bianco ed indossa una corazza sopra una tunica bianca. Un paio di orecchini a mezzaluna e uno scudo con lo stesso simbolo di Mata, le tre torri.

Qualche giorno prima di ferragosto le due statue di otto metri, vengono portati in processione per le strade della città con un corte in costume e musicanti al seguito.

La Vara di Messina: il folklore al suo apice

La festa messinese per antonomasia. La Vara, tradotto dal siciliano “bara”, indica il feretro dove la Madonna Dormiente è posta. Di fatto è un carro votivo che si estende in lunghezza per 14 metri, quasi a formare una piramide dove la bara in cristallo è collocata alla base. Pesa 8 tonnellate e viene trascinato dai messinesi tramite corde che misurano più di 100 metri lungo le strade della città. I fedeli sono vestiti di blu in onore della Madonna.

La processione ha luogo il 15 Agosto e ha un grandissimo seguito nel messinese. Pressoché il carro è rimasto fedele alla struttura secentesca, quando è stato costruito e portato in processione per la prima volta. Anche se una volta alcune delle statue in alto che vediamo adesso, raffiguranti angeli e una vergine posta in cima, erano bambini veri tenuti fermi da intricate funi mentre la vergine rimaneva sospesa senza un vero e proprio appiglio.

Ricordo che mi era rimasta impressa questa festa popolare tanto amata dai Messinesi. Gridano “Viva Maria” a squarciagola per le strade quando il corteo sfila vicino a loro. E ricordo che il pensiero che una volta, prima di esserci una statua in cima, ci fossero delle bambine come me al tempo, mi aveva segnato. I miei avevano cercato di spiegarmi al meglio delle loro capacità cos’era accaduto e il mio cervello lo aveva ovviamente processato come una cosa pericolosa. Tutt’ora, se ci penso, mi vengono i brividi a pensare quanto fosse orribili per quelle povere vergini stare lassù in alto, sospese e la paura di morire costante. Ma dopotutto hanno smesso questa macabra usanza di tenere persone vive alla sommità del complesso statuario proprio per via dei numerosi incidenti.

Il momento culmine della processione rimane la girata, quando la macchina si immette da Via Garibaldi in via I Settembre per arrivare a Piazza Duomo dove il tutto terminerà con giochi pirotecnici. A seconda della perizia e conseguente riuscita della manovra, si traggono auspici per tutto l’anno a seguire…

Storia tratta dal web


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