LA STORIA DI VILLA DE GREGORIO A MESSINA COME NON VE L’HANNO MAI RACCONTATA
“L’evitabile degrado di Villa De Gregorio nel ‘700 dimora patrizia, oggi discarica”: questo il titolo di un mio articolo del lontano 15 luglio 1993 pubblicato nelle pagine del quotidiano “La Sicilia” per il quale collaboravo, in perfetta solitudine tra la strafottenza delle cosiddette istituzioni. E denunciavo, come ho sempre fatto in centinaia e centinaia di articoli sull’abbandono dei beni culturali messinesi, il degrado nel quale era immersa questa preziosa testimonianza della Messina del ‘700 ridotta ad un ammasso di ruderi che fungevano da deposito di immondizie.
Per fortuna, scrivevo, “Un pregevole e raffinato portale settecentesco, con elementi scultorei modanati, è stato incorporato nel recinto delle adiacenti case popolari realizzate negli anni ’80 e almeno per il momento è salvo.”.
Oggi, dopo trenta anni esatti dal mio articolo di denuncia (non è mai troppo tardi), apprendo con piacere che il mio amico Marcello Scurria, commissario per il Risanamento, ha riportato all’attenzione questa indecorosa vicenda durante il recente sopralluogo che precede la gara d’appalto per la realizzazione del “Parco Magnolia”.
Marcello Scurria, la persona giusta al posto giusto che ha contribuito con i fatti e non con le chiacchiere, col suo intenso lavoro, allo sbaraccamento di Messina e a cui va il plauso dell’intera città.
Una breve storia di questa villa sconosciuta alla gran parte dei messinesi e delle messinesi.
È tradizione locale che esistette, prima del sec. XVIII, un convento di monache poi trasformato in villa, con modifiche ed ampliamenti, dalla famiglia De Gregorio. La villa, con ogni probabilità, fu visitata dal grande poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe nel maggio del 1787, di proprietà, allora, del banchiere don Domenico Maria Marchetti (assicuratore del carico di seta e corrispondente finanziario di Goethe).
Nel 1954 la villa, col parco annesso, fu donata al Seminario Arcivescovile di Giostra che la vendette il 28 giugno 1960 alla palermitana “Spa Trinacria”, a condizione che non venissero costruiti alloggi di lusso. Negli anni ’70 vi sorge il famigerato “Villaggio Volano” di casette prefabbricate che avrebbero dovuto alloggiare provvisoriamente le famiglie che lasciavano la baraccopoli di Villa Lina.
Intanto, con Atto di cessione volontaria del 1992 in sostituzione di procedimento espropriativo per pubblica utilità, la ditta trasferiva al Comune di Messina la proprietà dell’area. Nella parte meridionale, l’IACP realizzò il complesso ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) di 138 abitazioni col nome “La Magnolia” e, con atto notarile dell’8 giugno 2000 tra il Comune di Messina e l’IACP si stipulò una convenzione per la concessione del diritto di superficie.
E finalmente, nella “Gazzetta del Sud” di mercoledì 11 aprile 2012, Lucio D’Amico annunciava l’imminente inizio dei lavori per la realizzazione nell’area di un grande Parco Urbano, progettista e direttore dei lavori architetto Caterina Sartori.
Entro un anno e mezzo secondo il cronoprogramma, e cioè l’11 ottobre 2013, avrebbe dovuto sorgere il Parco Urbano con tre giardini tematici. E tutto ciò all’ombra della grande “magnolia” (in realtà un “ficus elastica”) piantata dal fioraio Giuseppe Billè nel 1890.
Da allora, altri 10 anni di silenzio tombale fino all’annuncio di questi giorni, che speriamo sia l’ultimo per restituire alla fruizione pubblica questa importante testimonianza della Messina che fu.
Nino Principato
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