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LA SERA ANDAVAMO AL BAR IRRERA (…. Ci vediamo all’Irrera)

Il 2 marzo 1977 fu una data amara per generazioni di messinesi e probabilmente per l’intera città: quel giorno, senza clamori e con quella riservatezza e signorilità che sempre lo distinsero, il comm. Renato Irrera abbassava malinconicamente, e per sempre, la saracinesca del suo ritrovo di piazza Cairoli. A sparire definitivamente dalla scena non era soltanto un semplice locale, ma, tutta un’epoca. Che affondava le sue radici nel lontano 1897, quando il capostipite, don Vincenzo Irrera, fondò la ditta aprendo il bar nel corso Cavour all’altezza dell’attuale piazza Antonello. Lì operò fino al 1911, anno in cui si trasferì nel “salotto della città” nella palazzina Sammarco, in locali dal conturbante e peccaminoso stile orientale degli harem moreschi cui subentrò, poi, il figlio Renato. E dal “ritrovo Irrera” passò anche la storia quando, in un torrido 10 agosto del 1937, giunse in visita alla città Benito Mussolini.
Ricordava in proposito Giuseppe Sindona, provetto maestro gelatiere dell’”Irrera”: “Era da mesi che ne sentivo parlare, anche in laboratorio di gelateria, in quanto sia il titolare come pure alcuni gerarchi si preoccupavano di offrire un ottimo gelato durante il ricevimento in Prefettura…Venne il grande giorno, Messina fu invasa da gente di tutta la provincia e della vicina Calabria; e per noi sono stati giorni di grande lavoro. Si andava a casa (quando si andava) 2 o 3 ore solo di notte, oppure si dormiva 2 ore, sui tavoli in piazza. Quel giorno il maestro preparò un gelato tutto di frutta, in un contenitore a forma di rose. Era un mazzo di fiori, tutto di gelato che doveva essere servito personalmente al tavolo del Duce…” “Abbiamo saputo dopo che il Duce apprezzò molto il prodotto tanto che un paio di mesi dopo arrivò la comunicazione ufficiale, da Roma, della concessione onorifica della Stella al merito del lavoro al nostro Capo e Maestro Nunzio Inferrera”.
L’anno dopo il ritrovo “Irrera” è presente, con un suo stand, alla V “Fiera delle Attività Economiche Siciliane” realizzata nell’area dell’ottocentesco “Giardino a Mare” o “Chalet”, con padiglioni in pulito stile razionale, progettati dagli architetti Adalberto Libera e Mario De Renzi. Embrione del futuro, celeberrimo “Irreramare”, il bar è ubicato alla fine del lungo padiglione centrale, in una monumentale esedra circolare porticata, dove trovava posto anche il ristorante. E qui rimarrà fino al 1939, ultima edizione della rassegna fieristica prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, fra stand di “Massaie rurali”, “Lavoranti a domicilio”, “Gioventù Italiana Littorio” e perfino, meraviglia delle meraviglie, un palmento rustico dove si potevano osservare i pigiatori d’uva al lavoro!
La guerra cancellava per sempre le “giornate” del Dopolavoro, dell’Autarchia, delle Colonie, del Lavoratore e del Combattente che si tenevano in fiera, e, nel 1946, il Presidente della giovane Repubblica Italiana, Enrico De Nicola, inaugurava la VII Fiera, la prima del dopoguerra. Naturalmente, è presente il “Ritrovo Irrera”. Ma è il 1948 l’anno dell’”Irreramare”. Il comm. Renato fa ristrutturare il locale di piazza Cairoli dall’arch. Filippo Rovigo, mentre lo scultore di Graniti, Giuseppe Mazzullo, realizza i pannelli decorativi. Nella cittadella fieristica, invece, nasce lo storico locale estivo, accanto all’ingresso principale con bar, ristorante e pista da ballo, dove furoreggiano le sambe e le rumbe dell’orchestra cubana del Maestro Orefice. La terrazza sul mare dove si balla, all’occorrenza trasformata anche in campo per gare di scherma, è adiacente al bel padiglione che interpreta sapientemente le istanze compositive e figurative del linguaggio modernista, progettato dall’arch. Vincenzo Pantano. L’anno di grazia dell’”Irreramare”, che segnerà nella memoria collettiva dei messinesi tutta la sua storia, è però il 1955. Nasce, infatti, e si svolge nei suoi locali, la “Rassegna Cinematografica Internazionale” ideata da Arturo Arena, esercente cinematografico messinese, portata poi ad altissimi livelli dal presidente dell’Ept, Michele Ballo. Ed è anche in quell’anno che i sei Ministri degli Esteri dei Paesi aderenti alla Ceca, chiamati a Messina dal Ministro degli Esteri, Gaetano Martino, pranzeranno all’”Irreramare” dopo la storica riunione che aveva portato alla nascita del Mercato Comune Europeo.
Si continua a ballare, all’”Irreramare”, in quegli scorci di anni Cinquanta, complici Peggy Wolsh che intona “Amorre basciami”; Abbe Lane che incarna i desideri morbosi degli italiani con le sue sculettature mozzafiato, accompagnata dall’orchestra del marito Xavier Cugat con in mano l’inseparabile Cachita, un cagnolino Chiwawa; il chitarrista Peter Van Wood, detto l’”Olandese Volante”, che faceva addirittura “parlare” la sua chitarra con “Butta la chiave”.
Negli anni ’70, poi, la fine. A dare il colpo decisivo è la richiesta di maggiorazione del canone d’affitto, da parte della Fiera, dei locali a mare.
E di “banane allo spiedo”, “mele nere”, “cremolate di fragole”, “gelati al forno” non resterà più neanche il ricordo, a colmare il grande vuoto del deserto di piazza Cairoli.

Nino Principato


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