Messina, il riscatto di una pasticceria che ha fatto scuola in tutto il mondo..👤👤👤
Dopo un passato glorioso, la tradizione dolce della città sullo stretto ha trovato nuovo vigore. Merito dell’esempio di maestri importanti. E di specialità deliziose..❤️💕😍😘
Messina❤️
Pasticcerie blasonate, locali luogo di ritrovo di borghesia e intellighenzia, laboratori ricchi di ingegni e mani talentuose che hanno dato vita a dolci di grande fattura. La pasticceria messinese ha un passato glorioso che non è costituito solo da granita e brioche e del quale oggi sono rimaste poche tracce. Così poche da non venire spesso annoverata tra le più rilevanti di Sicilia, sebbene, nei decenni trascorsi, la Città dello Stretto sia stata culla di una pasticceria raffinata e innovativa.
Succede così che la pignolata, dolce simbolo di Messina, capolavoro dolciario di tecnica e zuccheri, solo negli ultimi anni stia cercando di farsi largo tra i numerosi dolci siciliani che meritano fama e riconoscimenti. Eppure, in questo dolce bicolore che ha più di 500 anni, è racchiusa parte della storia della città recente e passata. La pignolata nasce infatti nel periodo della dominazione spagnola quando, su commissione di alcune famiglie nobili, è stata rielaborata la precedente ricetta povera – ideata, pare, da infaticabili suore – a base di farina, uova e strutto, sostituendo la copertura fatta col miele con una glassa aromatizzata al limone e al cacao. Il dolce, creato in origine per celebrare il carnevale e oggi nelle vetrine tutto l’anno, deve il nome al fatto che i pezzetti di pasta biscotto fritta che lo costituiscono, venivano assemblati a forma di pigna. La pignolata è inserita nell’elenco dei Prodotti agricoli tradizionali ma solo recentemente l’amministrazione comunale messinese ha avviato le procedure per il riconoscimento della dop.
Intanto però, i pasticceri di vecchia scuola, gli ultimi rimasti a custodire la memoria dei fasti dolciari della città, temono che vada persa la ricca tradizione locale. «Dagli anni 90 è un declino senza fine. Non c’è stato ricambio generazionale», spiega senza mezzi termini il maestro pasticcere Rosario Zappalà, 37 anni trascorsi in una delle più gloriose pasticcerie messinesi, Doddis, 25 dei quali come responsabile dell’azienda. «Sono mancati i giovani desiderosi di fare questo mestiere con passione e sacrificio – spiega –, qualcuno che volesse raccogliere il testimone. Questo, unito ad una mancanza di coesione tra noi pasticceri e a una politica poco attenta a promuovere le eccellenze dolciarie del territorio, ha fatto sì che alcuni dei nostri dolci, nel tempo, siano stati sottovalutati, abbiano perso in qualità ed altri non vengano più fatti, rischiando di essere dimenticati per sempre».
Giovanni Majolino
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