IL TIRONE, DA AMENO QUARTIERE A BUBBONE DI MESSINA
E’ ubicato nel cuore storico della città ma invece di rappresentarne il prestigioso biglietto da visita, ad oltre cento anni dal terremoto del 28 dicembre 1908 ne testimonia, invece, l’aspetto più degradato e degradante, una sorta di fetido bubbone che prolifera in un incredibile scenario da Terzo Mondo: questo è l’antico quartiere del Tirone, retaggio storico della Messina che fu, fantasma del passato che si sta inesorabilmente sgretolando in attesa di un recupero e di una riqualificazione urbana che, probabilmente, non arriveranno mai.
Il suo nome deriva dalla corruzione di Jerone o Gerone, da Gerone II luogotenente di Pirro salito al potere di Siracusa nel 275 a.C., che a partire dal 274 assediò la città di Messina attestandosi, col suo esercito, proprio su queste alture collinari (in precedenza era denominato “Calcidico” ed anche “Monte Oliveto”).
Prima del sisma del 1908 era considerato un luogo salubre ed ameno, immerso nel verde e punteggiato da belle chiese fra le quali emergevano il complesso monastico di Santa Maria degli Angeli, fondato nel 1601 e, l’antichissima chiesa di San Michele Arcangelo al Tirone. Del tessuto urbano, caratterizzato da gradinate in acciottolato e riquadrature in pietra lavica, rimangono ampie porzioni specialmente nella salita di via Sergi, oltre a bei palazzetti settecenteschi e ottocenteschi che consumano lentamente i loro giorni in un allucinante degrado, in attesa, forse, di definitivi crolli. Così com’è stato per un interessante edificio di via degli Angeli che recava graffito, su una parasta angolare di chiusura, l’anno di costruzione, il 1768. La parte più interessante era costituita dall’interno per la varietà di situazioni architettoniche che presentava: atrio, scala, mezzanino, finestre ad occhi ecc., e forniva un esempio abbastanza eloquente di quelli che erano gli standards abitativi del ceto borghese messinese dell’epoca.
In parte, come si è detto, recentemente crollato e oggi allo stato di semirudere, è a pianta rettangolare con portale centrale decorato da un semplice concio di chiave a “cartoccio” e sormontato da occhio ellittico che immette nell’atrio di smistamento; al piano terra si aprivano quattro portali con arco a tutto sesto, simmetrici e di accesso a botteghe, mentre il piano superiore era scandito da grandi finestre-balconi in asse con i sottostanti portali.
Abbattuto negli anni ’90 del Novecento perché pericolante, alcuni frammenti allora recuperati, fra cui la targa con inciso l’anno 1768, furono sistemati nella stanza del sindaco a Palazzo Zanca a far da improvvido e squallido tavolino, sublime esempio di cattivissimo gusto.
Sovrasta l’antico borgo del Tirone la monumentale scalinata Santa Barbara che dalla via Tommaso Cannizzaro conduce alla barocca chiesetta della Madonna della Rosa ed al viale Italia della Circonvallazione, un preziosissimo brandello di tessuto storico urbano sette-ottocentesco che si sviluppa lungo un imponente bastione della cinta muraria fortificata cittadina voluta dall’Imperatore Carlo V nel 1537, con interessanti tipologie di edilizia abitativa pre-terremoto ed altre, notevoli testimonianze della Messina ricostruita dopo il sisma.
Come si ricorderà, al fine di recuperare attraverso un unitario progetto di riqualificazione urbana lo storico quartiere, venne costituita nel 2001 una società ad hoc, la “STU, Società di trasformazione urbana Tirone Spa” della quale facevano parte il Comune di Messina al 30% e ditte private al 70%, per un costo stimato di quasi 106 milioni di euro (di allora!). Del relativo, ambizioso progetto che coinvolge un’area fra le più appetibili di quindici ettari con interventi previsti su oltre 600 mila metri quadri, lo studio di fattibilità venne approvato nel 2006 e prevedeva un polo scolastico e parcheggio pubblici; un centro commerciale privato; la riqualificazione del borgo Tirone; la riqualificazione del borgo S. Barbara; un edificio privato per uffici in viale Cadorna; un edificio residenziale privato in via S. Maria del Selciato; edilizia residenziale privata nel viale Italia; l’arredo di piazza del Popolo; edilizia residenziale pubblica sopra il centro commerciale.
Un progetto contestatissimo, soprattutto dalle associazioni ambientaliste che temevano, e non a torto, l’ennesima colata di cemento, a fini speculativi, sulla città.
Cosa accade poi?
Accade che nel 2008 (Giunta Buzzanca) vengono intercettati fondi per 8 milioni di euro e quindi si lavora di corsa alla stesura di un piano industriale edilizio entro la scadenza del 2015, come prescritto nell’Atto Costitutivo della Società. Grazie ai privati, si arriva anche allo stanziamento di 100 milioni di euro per riqualificare il sito. La Quarta Circoscrizione mette però i paletti all’intervento, ritenendolo speculativo e nel 2009 inoltra richiesta formale di rimodulazione del Piano. Richiesta che cade nel vuoto perché il Comune e la Società Tirone rifiutano la riprogettazione, cade poi la Giunta Buzzanca e si perdono 2 milioni di euro degli 8 che erano stati intercettati. Il sottoscritto però riesce, allora tecnico comunale con la collaborazione dell’arch. Corace e del geom. Gugliandolo, a stralciare la scalinata S. Barbara e con proprio progetto a riqualificarla, grazie ai fondi CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) di circa 300 mila euro.
Nulla di nuovo col Commissario Croce e intanto si insedia la Giunta Accorinti e il progetto fallisce perché il Ministero comunica che i fondi sono stati destinati ad altri progetti di riqualificazione. Superato quindi il termine del 2015 e in assenza di fondi, la “Società STU” agli inizi del 2018 viene sciolta dal Tribunale di Palermo dietro ricorso di uno dei principali azionisti privati, titolare del 36% del capitale della Società, con richiesta di risarcimento da parte della Fc&Rr di 5 milioni di euro nei confronti del Comune di Messina “per inadempienza contrattuale”.
Per il momento, a distanza di venti anni dalla costituzione della “Società STU Tirone”, tutto è fermo e intanto l’antico borgo del Tirone si sgretola sempre più: campa cavallo che l’erba cresce, anche sulle antiche vestigia e sui monumenti di questa sciroccata e sfortunata città.
Nino Principato
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