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L’antica pesca del pescespada :
Nello Stretto di Messina si pratica una pesca antichissima, tramandata da generazioni ai giorni d’oggi e che ancora mantiene un’importanza particolare sia dal punto di vista turistico che economico per alcune famiglie della sponda messinese e calabrese dello Stretto di Messina. La pesca al pesce spada, ovvero il Re indiscusso dello Stretto, è molto di più di una semplice pesca, fatta di strategie, esperienza, intuizione, tanto lavoro e sacrificio. Più che una tecnica di pesca si tratta di una “caccia” a tutti gli effetti in quanto le prede prescelte vengono individuate e selezionate prima di finire sui banconi e sulle nostre tavole. Senza dubbio è una pesca selettiva che salvaguardia la conservazione della specie e che in parte qui viene sostenuta dall’Unione Europea, anche se il tutto meriterebbe maggiore interesse ed attenzione magari con la nascita di un marchio DOC o DOP del pesce spada dello Stretto.


Questo formidabile predatore viene catturato con l’ausilio di particolari arpioni scagliati da imbarcazioni chiamate ” Feluche “, ovvero un grosso peschereccio con un’alta torre per l’avvistamento del pesce ed una passerella per l’arpionaggio. La torre, dalla quale le vedette comandano direttamente l’imbarcazione e la passerella sono collegate da innumerevoli tiranti ed altri accorgimenti che ne garantiscono la stabilità dell’intera struttura e due potenti motori in grado di affrontare le ardue correnti dello Stretto e gli inseguimenti. Prima della stagione i possessori delle feluche effettuano alla Capitaneria di Porto il sorteggio delle poste, ovvero il diritto di pescare in appositi settori dello Stretto che ogni giorno vengono alternati in senso orario in modo da permettere a tutti eque possibilità di pesca. Le poste non possono essere occupate abusivamente da altre feluche tranne per consentire la cattura di una preda che per sfuggire invade momentaneamente la posta altrui. In caso di assenza di una feluca nell’apposita posta, essa può essere condivisa al 50% dalle feluche confinanti. Le poste prendono il nome da antiche diciture che si rifanno alla forma delle colline a terra o da eventi particolari, come ” U pettu ” per via delle forme a forma di seno delle colline di sabbia della panoramica, oppure ” u loddu ” per via della schiuma che fuoriesce dai laghi di Ganzirri, oppure ” Bedda ” o ” Tarea ” giusto per fare altri nomi. Di certo le poste centrali sono quelle più favorite, ma lo sono tutte potenzialmente in base alla corrente del giorno ed alle condizioni meteo.
Spettacolari sono gli attimi a bordo dall’avvistamento di una preda alla cattura stessa. In queste operazioni si può ammirare la maestria di ogni singolo componente dell’equipaggio, dalla vedetta al lanzatore, dal timoniere a colui che si occupa della sistemazione delle corde e degli attrezzi. Attimi concitati e di grande frenesia che fanno di questa pesca uno spettacolo unico ed un’attrazione turistica a rischio di estinzione non tanto per la mancanza di pesci spada bensì per le risorse economiche a supporto di questa pesca antichissima. Il pesce spada, una volta salpato viene “rattato” sul viso in segno di rispetto e perdono, gesto questo davvero antico, e poi domato con l’ausilio di pezze scure sugli occhi al fine di far percepire lui meno dolore. La rotta dei pesci spada dipende dal periodo; a maggio si caccia al largo delle coste calabresi, a giugno se il tempo lo consente tra Capo Milazzo, Capo Rosocolmo e isole Eolie, luglio ed agosto nello Stretto di Messina con lo sfruttamento delle ” poste “.

Grazie a Giovanni Majolino


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