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Il Campanile della cattedrale

Pur mantenendo la generale composizione dell’antico, è assai diverso sia nella torre quadrata che nell’alta guglia. L’originaria edificazione risale ad epoca normanna. Ricostruito all’inizio del XVI secolo, dopo qualche decennio fu parzialmente rifatto a seguito dell’impatto di un fulmine. Fino al 1678 anno della firma della pace di Nimega, con cui la città fu riconquistata dalla Spagna, nel basamento del campanile c’erano i preziosi documenti in pergamena contenenti le memorie storiche della città, portati in Spagna con molte altre opere d’arte. Il terremoto del 1783 lo danneggiò parzialmente e il Senato di Messina decise di accorciarlo e farlo coprire con una cupola. Nel 1863 si decise di abbatterlo, per due motivi: uno perchè divenuto pericolante e due per adeguare la struttura del tempio al cambiamento di gusto dell’epoca. Dopo il terremoto del 1908, l’Arcivescovo Paino volle ricostruirlo con la conformazione originaria affidando l’incarico all’arch. Valenti, per la parte architettonica e all’ing. Giannelli, per quella statica, di progettarlo con un’altezza di 60 m., 48 dei quali destinati alla torre e 12 al corpo della cuspide. La base quadrata misura 9,60 m. per lato. Alleggerito su tutti i lati da coppie di bifore con arco a sesto tondo, il campanile contiene una figurazione meccanica che a mezzogiorno rievoca alcuni episodi della storia Messinese ed un grande e magnifico orologio astronomico, vero gioiello meccanico, realizzato nel 1933 dai fratelli Ungerer di Strasburgo. Tale sistema è considerato il più grande ed il più complesso orologio meccanico ed astronomico del mondo. Il campanile è cosi suddiviso:
partendo da sopra la parte finale si conclude con una cornice merlata, sostenuta da portichetto cieco, e su di essa si eleva la torretta, sorreggente la cuspide che agli angoli ha quattro altre piccole torri anche esse cuspidate. Su di una alta base tre cornici marcapiano lo dividono in zone ritmate da doppie finestre, i due ultimi piani contengono le celle campanarie dove vi sono collocate otto campane del peso complessivo di 150 quintali, che ogni giorno suonano a stormo, a conclusione dei movimenti di mezzogiorno. Sui quattro lati della torretta si trova il quadrante luminoso ed in basso, sulla facciata verso la piazza, in sincronismo orario, si svolgono una serie di figurazioni di popolare attrattiva, comprendenti un complesso di sessantaquattro automi in metallo dorato, divisi su 4 piani. Nel 4° piano, sopra una mensola sottostante la più alta cella campanaria, è collocato un leone dorato, alto 4 m. visto di fianco, rampante e coronato, con un vessillo tra le zampe anteriori, è la riproduzione plastica di un antico simbolo della città, assunto poi a figura araldica della Provincia: a mezzogiorno si mette in moto e, dopo aver agitato la bandiera, muove la testa ed emette un triplice ruggito. Rappresenta la forza della città sin dai Vespri Siciliani. Nel 3° piano, sulla cornice aggettante che fa da decoro al quadro inferiore un grosso gallo alto 2,20 m. che per tre volte scuote le ali e canta. Rappresenta l’intelligenza e l’operosità. Ai lati della cella campanaria stanno su mensole due grandi figure femminili alte 3 m., snodabili dal busto in su, che, tirando una fune battono rispettivamente le ore ed i quarti nell’arco delle ventiquattrore. Raffigurano due leggendarie eroine della guerra del Vespro del 1282, le messinesi Dina e Clarenza, che durante l’assedio della città da parte di Carlo d’Angiò, sul Fortificato colle della Caperrina, avvertirono con il suono delle campane gli assediati, del notturno assalto nemico e contribuirono alla difesa delle fortificazioni scagliando dall’alto massi sugli assalitori. Sullo stesso piano è rappresentata la scena della venerata tradizione secondo la quale nell’anno 42, agli albori del Cristianesimo, una deputazione di cittadini messinesi, guidata da San Paolo, si recò a rendere omaggio alla Vergine e ne ebbe una lettera di benedizione per la città ed i suoi abitanti; da ciò la particolare venerazione messinese verso la Madonna della Lettera. La Madonna è in trono, e allo scoccare dell’ora un angelo si muove e le porge l’omaggio dei messinesi; segue San Paolo; dopo di lui i personaggi degli ambasciatori che si inchinano e sono benedetti; al primo di essi la Madonna consegna la lettera e poi benedice la città ed il popolo. Nel 2° piano, nella parte superiore, sono raffigurate quattro scene bibliche: la Natività di Gesù con l’Adorazione dei pastori; San Giuseppe, Maria e l’arrivo dei Magi; la Pasqua di Resurrezione; la Pentecoste con i dodici Apostoli e la colomba, simbolo dello Spirito Santo, tutte composte da molte figure che entrano in azione compiendo vari movimenti. Ogni gruppo di figurazioni cambia secondo il tempo della liturgia. Nel vano più basso ed alquanto più piccolo è illustrata un’altra tradizione messinese che si ricollega sempre alla guerra del Vespro: quella della Sacra Colomba che, con il suo prodigioso volo sulla cima del colle della Caperrina, segnò il recinto del tempio che Arcivescovo e Senato avevano deliberato di elevare alla Vergine in ringraziamento della vittoria ottenuta contro le truppe di Carlo d’Angiò. La chiesa ebbe il nome di Nostra Signora della Vittoria, oggi Madonna di Montalto e fu iniziata nel 1295, ad opera di un frate Domenicano. Sul rilievo di una collina si vede apparire una colomba dorata che compie lentamente un giro e subito dopo appare una chiesa che riproduce le linee del moderno santuario di Montalto, costruito dopo il terremoto, e che oggi domina la piazza del Duomo dal colle omonimo.
Nel 1° piano, al primo riquadro, è raffigurato il corso della vita umana nelle quattro fasi principali. Contemporaneamente con lo scoccare delle ore e dei quarti, un automa dorato raffigurante la Morte, agita la falce al ritmo dei rintocchi, mentre passano lente e gravi le figure semoventi di un fanciullo, di un adolescente, di un uomo, e di un vecchio, palesi simboli delle età dell’uomo. Nel quadro sottostante è collocato il Carosello dei giorni, composto da sette carri guidati ognuno da una deità pagana: domenica, carro tirato da un cavallo e guidato da Apollo; lunedì, carro tirato da un cervo e guidato da Diana; martedì, carro tirato da un cavallo e guidato da Marte; mercoledì, carro tirato da una pantera e guidato da Mercurio; giovedì, carro tirato da una chimera e guidato da Giove; venerdì, carro tirato da una colomba e guidato da Venere; sabato, carro tirato da una chimera e guidato da Saturno. La parte più spettacolare dei congegni si mette in moto, come già accennato, a mezzogiorno, dopo il ruggito del leone e il canto del gallo. Essa si svolge nei riquadri inseriti uno sotto l’altro tra la mensola sorreggente il gallo e il gruppo della morte con gli automi delle età dell’uomo. Il giro normale dura 12 minuti esatti, mentre la domenica 16 minuti.
Nella facciata che prospetta verso il Duomo si trovano i meccanismi astronomici:
Il 3° piano, è costituito da un grosso globo rotante, metà nero e metà dorato, che raffigura il globo lunare e ne segna le fasi mediante un meccanismo collegato al planetario sottostante. Al 2° piano, il planetario costituito da un grande anello che riproduce il sistema solare. Questo si svolge su un disco a fondo nero, entro cui sta, al centro, una sfera dorata che rappresenta il sole; altre sfere dorate, i pianeti, collocati a distanza proporzionale alla reale distanza, ruotano intorno ad esso; una fascia intorno racchiude i segni dello zodiaco. Essa ruota attorno al proprio asse, e, per fare un giro completo, impiega 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e tre secondi, esattamente quanto impiega la luna per la sua rotazione. È avvolto ancora oggi da un velo di mistero come possa il planetario segnare i pianeti favorevoli e quando i segni sono coperti uno ad uno per 12 segni. Si pensa che da un’ora ad un’ora corrisponda un segno zodiacale (per esempio dalle 11 alle 12 c’è il Cancro). Al 1° piano, la rappresentazione del calendario perpetuo di m.3,50 a cerchi concentrici, con segnati i 365 giorni dell’anno e sul lato interno i dodici mesi. Al centro splende il sole e, sopra sono riposte tre stelle a semicerchio. Un angelo marmoreo, collocato sul lato sinistro, con una freccia indica l’anno, il mese e il giorno in corso. La data cambia automaticamente a mezzanotte e la cosa più affascinante è che conta perfino l’ora legale. Il fronte del campanile che guarda verso il Duomo, benché sia la parte meno appariscente, è tuttavia la più importante da un punto di vista scientifico.


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