CHI LI RICORDA?
Giochi e giocattoli nella tradizione messinese
I giochi in voga una volta, nel territorio della provincia di Messina, erano: il gioco da “lignedda”, “a pitrudda”, “a tocca ferru”, “o quadratu”, “a tocca muru”, “a cavaleri”, “e ciappi”, “a travu longu”, “a mmoffa lapuni”, “a mucciaredda”, “a spunna pedi”, “a guarda mugghieri”, “a fussitta”, “e buttuna”, “o paloggiu” (la trottola), al gioco delle bolle di sapone ecc. ecc.
Nelle campagne i giovani contadini solevano passare il tempo “cu friscalettu”, flauto di canna, che ci riportava in pieno nell’antica Grecia. Vi erano poi, giochi di applicazione quali ad esempio “la marreddha”.
Nel periodo natalizio vi erano i giochi di sparo quali: i tric trac, i mortaretti, i razzi. Le bambine oltre al naturale gioco delle bambole e del girotondo solevano giocare a mani manuzzi (si giocava in due e battendo le mani, come per riscaldarsi, in tre tempi: sulle ginocchia, una mano con l’altra, e , poi all’incontro con quelli della compagna)
“Mani manuzzi, olè
tutti i pecuri fannu mmè
e lu latti di la capra
la mennula munnata;
munnata i san Giuvanni
stinnitini sti panni,
sti panni e sti pannizzi,
strizzatini sti trizzi,
sti trizzi su fatati,
o Maria di la pietati”
e ancora
“Mani manuzzi
signura cummari
haiu ‘na figghia
chi sapi jucari
sapi jucari
o vintitrì
unu, dui e tri”.
Tra i giochi, quelli ancora in voga sono i giochi delle carte: la primiera, la scopa, lo scopone, la briscola, il tresette.
Poi vengono “i tocchera” (diversi modi di tirar le sorti), soprattutto quello di “patruni e sutta”, nel quale colui su cui cadono le sorti, elegge un padrone del boccale colmo di vino (cannata) o bicchierone di birra, ed è solo costui che ha facoltà di far bere chi più gli aggrada, finchè finisce per offrirne anche al “sutta”, che gli aveva conferito quella autorità.
Qualche volta s’impone che il sorteggiato possa servire da bere a qualunque altro eccetto che a sè stesso e perciò non può gustarne se non gliene viene offerto dai compagni.
Poi vi sono ancora i giochi ginnastici come quelli dei birilli (brigghia) e delle bocce (mmocci).
Giochi popolari in uso nelle pubbliche feste erano quelli da “ntinna” (l’albero della cuccagna, o “Pagghiaru” che ancora oggi si tiene a Bordonaro il 6 gennaio) che offriva alla tentazione del vincitore qualche galletto, coniglio, soldi ed altri doni..; della corsa nel sacco; della rottura delle pentole; delle girandole, ecc. ecc., dei “giochi di fuoco”.
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