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Il 22 dicembre nacque Messina…

Gli antichi recitavano che Messina, siede in su la riva del Mare Ionio e del Mar Tirreno dove, come in luogo arcano e magico, vi è l’incontro e l’intreccio di due masse acquee complementari, ma di composizione differente.
Ed anche a causa di ciò è come se nella stessa città vivesse un dualismo di sensazioni e sentimenti che si infrangono gli uni sugli altri. Questo specchio immenso d’azzurro che racchiude ed abbraccia insieme il mare ed il cielo era abitato ed era dimora di una coloratissima e bellissima dea, Eos, l’Aurora, che Orione seduceva ed amava completandosi in essa stessa.
Il mare ed il cielo attraverso l’Aurora perfezionavano la sfera, solido geometrico compiuto per i greci, simmetrico e divino. Il Gigante Orione si immergeva nel mare tuffandosi dal blu del manto di stelle.
Così la mitologia narra che gli dei per celebrare se stessi ed essere ricordati dagli uomini, dopo essersi immersi nella vasca dell’immortalità trovavano la loro dimora eterna su in cielo quasi per mitizzare, deificare ed eternare le loro gesta leggendarie ed eroiche, fissandosi per sempre nella dimora del Grande Zeus, nell’Immensità e nell’Etere.
Il Montorsoli, ricorda il mito e lo rappresenta attraverso il leggendario gigante cacciatore, di straordinaria bellezza e di forza prodigiosa, nella fontana omonima, dove Orione è al vertice e sotto di lui l’acqua, archè di vita, si tuffa nelle varie vasche e tutto, dall’orizzonte all’apice è controllato dalla divinità che ne gestisce le fila. La volta celeste si fonde in un unico corpo con il mare e le brillanti stelle che a loro volta riflettono la loro luce sul mare e sulle cose create dagli umani.
Ecco che le grandi civiltà, come quella della città di Zancle, la più antica tra le siciliane secondo molti studiosi, trova nel divino cosmo il proprio alter ego, la propria forza e questo si realizza proprio il 22 dicembre, giorno della sua fondazione, sotto il segno della costellazione di Orione che in quella sera è allo zenit sopra il cielo della città peloritana. E proprio Orione è considerato l’architetto millenario e leggendario per eccellenza, colui che costruì, secondo quanto riportato da antiche scritture, il tempio di Nettuno a Messina, proprio a piano Margi, dove si trovava il terzo, ormai prosciugato lago di Ganzirri.
Ma chi era Orione e che c’entra con Messina e con la nascita della nostra città? Possiamo intuire, pur senza aver studiato il mito e la storia, che Messina ha un grande legame con il mare, il cielo e con le leggende collegate con esse.
Il primo tempio ad essere costruito è stato, appunto, quello di Nettuno padre dello stesso Orione, le più belle fontane lasciate dai terremoti sono quelle, come se questo lo volesse un ordine ed un volere divino superiore, che riguardano proprio Orione, colui che ampliò e rese divina la città peloritana, che si trova nella Piazza della Cattedrale e quella del Nettuno che è posta a Piazza del Governo.
Se anche il più grande scultore del tempo, il Montorsoli ed il più grande matematico Maurolico decisero, in periodo umanista e rinascimentale, che tra i simboli della città dovevano primeggiare gli dei del mare sicuramente questo ha un ancestrale significato.
Ma seguiamo un ordine cronologico e di descrizione per capire meglio il campo dove agiamo e cosa accadde nel sito dove poi vide la luce la nostra città agli albori della civiltà. I nostri avi attraverso la trasmissione orale e quella scritta dei libri scientifici e mitologici ci hanno raccontato che Messina “è sorta ad anfiteatro, con sulla destra il ricurvo braccio di S. Rainiero, con sulla sinistra lo storico Peloro, con sulle spalle una catena amenissima di colline, fra le quali primeggiano l’Oliveto, la Guelfonia, la Caperrina e il Tirone”, il tutto racchiuso in un clima delizioso con 38° 17’ di Latitudine e 33° 33’ di Longitudine.
Queste coordinate nel giorno del 22 dicembre si contrappongo e sovrappongono perfettamente con la Costellazione della Lepre e con quella di Orione. Quindi nella data del 22 dicembre Messina si ritroverebbe dentro l’apertura di diverse dimensioni. Come se fosse un puzzle tutto è coincidente ed in quel dì le tre sorelle (le costellazioni della Lepre, di Orione e la città di Messina) diventano un tutt’uno.
Anche i greci riprendono il mito e tra le prime monete di quell’epoca battute proprio a Messina ve ne sono alcune dove c’è raffigurata proprio una lepre con la scritta “Messanion”. Dunque secondo la tradizione Messina è nata il 22 dicembre. Orione, stella magnifica delle notti decembrine, famosa per la sua visibilità, sorge a Est, dopo l’imbrunire; culmina a Sud, nelle prime ore della notte; tramonta a Ovest, a notte inoltrata, proprio come Messina che sorge a est sul mare, culmina a Sud e degrada a ovest sulle sue colline.
Anche da qui, da questa rappresentativa, si individua lo stretto legame fra la costellazione di Orione e Messina. Se osserviamo la costellazione notiamo che la stella più luminosa del complesso di Orione è quella che individua la spalla sinistra, ed essa appare di un colore rosso, gli arabi la battezzarono Betelgeuse, che significa propriamente spalla Menkib-al-giauza, cioè “la spalla del gigante”.
Gli scienziati che l’hanno studiata e catalogata hanno appurato che essa ha un diametro 600 volte superiore a quello del sole. Se fosse messa al centro del nostro sistema solare, il suo disco inghiottirebbe tutti i pianeti più interni: Mercurio, Venere, Terra e Marte; e la sua atmosfera si estenderebbe fino all’orbita di Giove.
Altra stella luminosissima, la seconda dopo Betelgeuse è Rigel. che si trova nel piede destro del fondatore, caratterizzato da un intenso colore blu. Si è calcolato che se Rigel potesse essere avvicinata fino a qualche anno-luce dalla Terra, per esempio alla distanza di Alfa Centauri, la potremmo vedere nello stesso splendore della luna piena.
Nel grembo di Orione, vi si trovano altre stelle dalla bellezza particolare, esse sono più visibili rispetto alle compagne, una di queste è M42, al suo centro si trovano quattro stelle giovanissime, denominate il Trapezio, partorite dalla condensazione della materia nebulare. Gamma Orionis, o Bellatrix (che in latino significa “la guerriera”) è una stella di magnitudine 1,9, distante dalla Terra 250 anni luce. Le tre stelle della cintura centrale di Orione sono Alnilam, Alnitak e Mintaka (“Cintura”). Queste tre stelle sono note con diversi appellativi, per es. i tre Re Magi, o i tre Re, o il rastrello. Alnilam e Alnitak significano ambedue anche “filo di perle”. Le altre stelle meno importanti che formano la costellazione prendono il nome delle rimanenti lettere dell’alfabeto greco e non hanno un nome proprio!
Della costellazione della Lepre che affianca Orione, due sono le stelle più importanti alfa o Arneb e beta o Nihal.
Ma nella mitologia chi era Orione? Si racconta che a Messina già prima di Orione aveva trovato posto un altro Gigante proveniente dalla stirpe degli spartani, Peloro, che secondo Esiodo, nella cosmogonia, ben 2148 anni a.C. , ben 1375 anni prima che fosse edificata Roma fissò la sua dimora dove oggi sorge la nostra città per proteggere con i suoi prodigi e la sua forza la Sicilia dal terribile Tifeo (mitico gigante che voleva impossessarsi del mondo, incatenato nelle viscere della Sicilia e che in preda all’ira sputa fuoco dall’Etna). Peloro in greco significa Prodigio. Sempre secondo il mito di Diodoro, successivamente attratto dalla bellezza del sito, arrivò un altro gigante, Orione amante del bello e del sommo bene, il quale fortificò la città edificando Castellamare, Rocca Guelfonia, e Castellaccio, dove vi è una cisterna che attesta ancora oggi l’antichissima origine. Egli era nato da Nettuno ed era ritenuto come Peloro, un prodigioso. Il suo padre umano era Irèo, contadino che non aveva figli e dopo aver dato ospitalità a Zeus gli chiese in dono proprio un figlio, la cosa era impossibile perché non aveva egli né una donna e né una moglie. Allora il saggio Zeus disse ad Irèo di sotterrare la pelle di una giovenca. Dopo alcuni mesi da quella nacque un bambino che chiamò Orione. Sapendo di questo abilissimo e grandissimo gigante, Zanclo, Re dei nostri antenati, decise di dare una sistemazione migliore al porto e alla città e così chiamò Orione, stimato da tutti come il più grande architetto che fosse mai esistito.
E la mitologia si intreccia e si impossessa della storia: si narra infatti che egli arrivato nella nostra città edificò il tempio per Nettuno, in onore del padre, formato da imponenti colonne. Quando il tempio crollò a causa dei terremoti, le possenti colonne furono recuperate per abbellire la cattedrale. Si dice anche che realizzò il promontorio del Faro per avvicinare la Sicilia alla Calabria e che con l’accumulo dei detriti collinari e con “Grosse Moli”, formò proprio quella falce, simbolo della storia cittadina. La falce, nel mito ripresa più volte anche da Callimaco con la leggenda di Crono, venne da Orione denominata con il nome di Acte o Atte. Dopo aver costruito le bellezze e le magnificenze di Messina, con le sue piccole grandi unicità, il grande cacciatore-architetto, se ne tornò da dove era venuto e secondo leggenda morì a Creta. Questo gigante aveva anche la possibilità di camminare sull’acqua, era una divinità che grazie a quest’ultimo elemento, che conosceva molto bene, poteva plasmare ogni cosa e dargli la forma più bella e varia. Quest’arte la imparò da Atlante che ne fece non solo un bravo costruttore, ma anche un bravo cacciatore. Sposò prima Side che per la sua Superbia venne precipitata nel Tartaro. E dopo aver liberato Chio dalle belve, chiese al Re Enopione la mano della figlia Merope, ma quest’ultimo lo ubriacò, lo addormentò e con un tizzone infuocato lo accecò e gettò i suoi occhi in mare. Il Cacciatore, andò in cerca dei suoi occhi dopo averli ritrovati fece innamorare di sé Artemide che lo nominò custode di un suo tempio in Zancle, che sorgeva sulla riviera e precisamente a Pace. In quel luogo i cacciatori si riunivano e dopo la preghiera andavamo a caccia sui Peloritani ai quali, proprio seguendo questo mito, secoli dopo i romani attribuirono a questa catena il nome di Montes Neptuni, cioè le montagne di Nettuno, le montagne del mare, dunque sarà per questo che le nostre colline in quella zona sono ancora oggi cave e magazzini di tonnellate di sabbia. Ripercorrendo le tracce del mito, si narra che per errore adirata di Gelosia Artemide uccise Orione e dopo aver capito l’errore commesso, chiese aiuto a Zeus che comunque non era in grado di ridonare la vita al figlio di Irèo, perché il volere ultimo è quello del Fato, ma perché il suo valore fosse ricordato all’infinito lo trasformò in una costellazione, vicino gli mise anche il suo fedele cane Sirio, gli accostò la Lepre, simbolo della caccia, e le Pleiadi sue eterne amanti. Queste ultime per sfuggire alla sua passione scappano e si tuffano al di là dell’orizzonte, determinando il sorgere del giorno. Orione per l’eternità vive lì, in mezzo all’orizzonte dove vi è l’apertura alla contrada, al sogno, alla dimora degli dei, dove ogni frutto e sogno nascono a nuova vita. Messina non poteva aver miglior simbolo per esprimere in maniera virtuosa la sua magnificenza e la sua gloria.

Giovanni Majolino


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