La Mandragora di Sicilia…
Di tutte le piante esistenti nel mondo forse nessun’altra è stata così attrattiva da entrare nel collettivo umano come la Mandragora.
Fin dall’antichità la Mandragora ha costituito un elemento indispensabile per le pratiche magiche e spirituali di molte culture. Le loro radici sono caratterizzate da una peculiare biforcazione che ricorda la figura umana (maschile e femminile); insieme alle proprietà anestetiche della pianta, questo fatto ha probabilmente contribuito a far attribuire alla Mandragola poteri sovrannaturali in molte tradizioni popolari.
La Mandragola costituì uno degli ingredienti principali per la maggior parte delle pozioni mitologiche e leggendarie.
La Mandragora è un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Solanaceae comunemente note come Mandragola. Le Solanaceae sono una famiglia di angiosperme dicotiledoni che comprende molte specie commestibili ed altre velenose. Molte specie di questa famiglia hanno infatti componenti alcaloidi psicoattivi, tra cui anche l’alcaloide tossico solanina, presente in alcune specie nella pianta e nei frutti ancora acerbi, che scompare o si trasforma in altre sostanze, innocue o salutari, quando il frutto è maturo. Tra le piante più conosciute appartenenti alla famiglia troviamo piante importanti per l’alimentazione umana (le patate, le melanzane, i pomodori, i peperoncini, i peperoni, le bacche di Goji), piante da cui si ricavano droghe farmaceutiche (la belladonna per l’atropina, il tabacco) e piante velenose (le datura).
Le specie di Mandragora sono due, presenti anche in Italia: Mandragora officinarum (Mandragora maschio) che vive nei boschi di latifoglie e fiorisce in primavera, e Mandragora autumnalis (Mandragora femmina) .
La mandragora cresce in climi mediterranei, prediligendo zone assolate e terra grassa.
In Sicilia la troviamo a Caltanissetta (dove è detta Minnulagrò), Catania (dove è detta Mannaraona e Mandulagròna), a Palermo, Siracusa e Ragusa (dove è conosciuta anche come Pàmpina di Aùna (Modica). Il nome mandragola probabilmente è di derivazione persiana: mehregiah. A lungo Ippocrate ne parlò nei suoi libri attribuendole virtù afrodisiache, ottime per propiziare una eventuale gravidanza.
La mandragora era anche la pianta di Circe .
Circe viveva sulle coste italiane sopra la Sicilia. Trasformò i compagni di Ulisse in maiali e questo potrebbe essere in relazione con l’effetto delle sue piante magiche, in particolare della mandragora. E’ stato infatti ipotizzato che Circe diede ai compagni di Ulisse un vino alla mandragora. Da qui, derivano alcuni nomi della mandragora e l’espressione mandragora circaea.
Pare che in Sicilia la si nascondesse sotto il letto o il cuscino per procurare lavoro, soldi e allontanare le disgrazie.
Le foglie fresche si applicavano sulle piaghe come cicatrizzanti e pestate sui foruncoli
per farli maturare; il succo di radici e foglie come analgesico sulla cute. Anticamente un pezzetto di radice si poneva in tasca allo sposo, come portafortuna amoroso .
Una pianta piena di risorse ma anche fonte di paure per la forma vagamente antropomorfa delle radici che riempiva di paure chi osasse estrarla.
Per salvare l’anima del cercatore della mitica radice per l’estrazione si ricorreva ad un artificio , una volta individuata la pianta la si legava con una corda ad un cane affamato. Poi si chiamava il cane agitando un pezzo di carne , il cane quindi correndo verso il pasto estraeva la pianta salvando dalle malignità sotterranee il proprio padrone.
Come sempre è difficile trovarla anche la coltivazione deve essere molta attenta ma la soddisfazione di avere in vaso una pianta così leggendaria non ha prezzo.
Giovanni Majolino
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