Il colosso di Capo Peloro (Messina)…
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Correva l’anno 410 le forze barbariche di Alarico re dei visigoti , avevano appena saccheggiato Roma ed avevano deciso di dirigersi in Sicilia e da li alle ricche province africane.
Avevano già conquistato Napoli e Capua oltre a Reggio Calabria , pareva che niente potesse fermare lo scaltro e feroce barbaro. Quando scrutando lo stretto vide qualcosa che terrorizzò il suo spirito e la sua anima , spaventato decise di tornare a nord con tutto l’esercito .
Cosa aveva visto il barbaro di così spaventoso ?
Si trattava di un’enorme e misteriosa statua che si dice fosse stata consacrata dagli antichi con un duplice scopo come una protezione dai fuochi dell’Etna e dal passaggio dei barbari attraverso il mare.
In un piede conteneva un fuoco che non veniva mai estinto, nell’altro una riserva d’acqua che non si guastava mai.
Secondo alcuni storici si trattava di una torre dal basamento a gradoni sulla cui sommità sorgeva un dio nudo con il capo cinto d’elmo beotico, che reggeva nella mano destra un tridente e protendeva la sinistra in avanti (porgendo il fuoco?), mentre il piede destro poggiava sulla prua d’una nave in segno di minaccia a chi voleva invadere la Sicilia.
La statua doveva essere alta più di 30 metri ed emetteva raggi luminosi dagli occhi per indicare ai naviganti la presenza di pericolosi scogli presenti nella zona , pare inoltre che ruggisse con il suono di cento leoni spaventando i navigatori e i mostri dello stretto .
Non può sorprendere che la statua miracolosa posta a guardia della Sicilia si trovasse proprio a capo Peloro, che in antico costituiva il punto di approdo più conveniente, perché il più vicino, per quanti provenissero dall’Italia.
Chi raffigurasse la statua non è dato saperlo con certezza pare si trattasse di Trinacrus, la personificazione stessa dell’isola, la statua oltretutto pare potesse muoversi tramite sofisticati sistemi di pulegge .
Il terrore si incarnò nel re goto quando alcune navi barbare che dovevano sbarcare per creare una testa di ponte per il resto delle truppe , furono devastate ed affondate da un’improvvisa tempesta.
La notte seguente il re barbaro sognò la sua morte , decise di fuggire via da quel monolite , ma la morte lo attendeva in un freddo fiume della Sila dove aveva deciso di bagnarsi dando il colpo di grazia al suo cuore malandato che cedette in un infarto mortale.
Non aveva modo di conoscere uno studio dell’American college of cardiology del 2018 che provava come improvvisi cali di temperatura possono impennare il rischio di eventi cardiaci anche mortali.
Sappiamo oggi che per ogni 5° di differenza le possibilità di attacco cardiaco aumentano del 5 per cento.
Che la statua comunque avesse svolto il suo compito pare che fosse cosa cognita a tutti , tranne che a un potente amministratore del patrimonio imperiale in Sicilia di nome Asclepio, inviato dall’imperatrice Galla Placida e da suo marito, che essendo fervente cristiano, al momento di passare per la Sicilia si adirò moltissimo vedendo in piedi una statua pagana addirittura considerata miracolosa.
Forte della sua autorità più che di un vero e proprio potere legale, ordinò immediatamente la distruzione della statua, cosa che prontamente venne eseguita.
La propaganda pagana, approfittando della coincidenza di una successiva eruzione dell’Etna e di scorrerie di barbari in Sicilia, mise in giro la voce che la statua dello Stretto proteggeva proprio dai barbari e dalla lava, così che la sua distruzione aveva attirato sciagure in Sicilia.
Comunque sia dopo quest’opera di smantellamento i barbari cominciarono a sbarcare in Sicilia, se ci siano resti della statua da qualche parte non è dato saperlo , ma sarebbe il caso di montarne una simile quanto prima , la Sicilia ha bisogno di tutti i tipi di protezione.
Giovanni Majolino
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