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A Lupa ntò Strittu i Missina…

L’aria calda e umida scorre sopra il mare freddo, ecco il ritorno della “lupa”
Con l’arrivo del primo caldo di stagione sui mari che circondano lo Stretto di Messina, specialmente sullo Ionio, le cui acque superficiali ancora particolarmente fredde agevolano ulteriormente il processo di condensazione. Difatti, l’aria molto umida spinta dai debolissimi venti di scirocco e ostro, che soffiano fra lo Ionio e lo Stretto di Messina, scorrendo le ancora fredde acque del mare tenderà a condensarsi in banchi di nebbia (si tratta in realtà di nubi stratificate con base prossima al mare, tipo strati e stratocumuli) sospinti fin verso le coste dai venti dominanti.
Tecnicamente si tratta di nebbia da evaporazione, determinata dallo scorrimento di masse d’aria calde su una superficie marina molto più fredda. In questo caso il vapore acqueo, per evaporazione appunto, entra nell’atmosfera e si satura condensandosi in strati di nubi bianche alte non più di 100-200 metri che dal mare si spingono fino alla fascia costiera. Nel corso delle prossime ore qualche banco di nebbia si potrebbe sviluppare sulle coste ioniche del messinese, fra l’area di Capo Taormina e Capo Ali, determinando drastiche riduzioni della visibilità orizzontale, molto pericolose soprattutto per la navigazione marittima lungo l’imboccatura sud dello Stretto di Messina.


La lupa sulle coste del messinese ionico
Ma non si può escludere che nel corso della serata o della prossima notte, con la complicità dei deboli venti meridionali nei bassi strati, qualche banco di nebbia possa fare il suo ingresso sullo Stretto di Messina, sfilando da sud verso nord. Generalmente questo tipo di “nebbia di mare”, caratteristica della tarda primavera, può determinare enormi difficoltà alla navigazione marittima fra le due sponde dello Stretto, date le forti riduzioni di visibilità apportate dal fenomeno. In questo caso la presenza di una ventilazione alquanto lasca potrebbe agevolare lo sviluppo del fenomeno, soprattutto in mare aperto, fra il Tirreno e lo Ionio.

Grazie a Giovanni Majolino


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