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I NOSTRI MONUMENTI

LA FONTANA DI NETTUNO

Nel 1547, capomastro e scultore di fontane a Messina, era Giovanni Angelo Montorsoli.
Scultore toscano e stretto collaboratore di Michelangelo, eseguì, secondo il Vasari, numerose fontane in città tra cui in particolare quella di Orione, situata in piazza Duomo. Questa fu talmente gradita al Senato cittadino che il Montorsoli fu incaricato di scolpirne una seconda da collocare sul porto, davanti alla Palazzata, nei pressi del Municipio. La fontana fu ultimata nel 1557 e posta sul lungomare rivolta verso la città; ai lati furono collocati nel 1757, il Carlo III di Borbone, opera di Giuseppe Buceti, e una statua di Francesco I, dei fratelli Subba, nel 1832. Queste ultime, in bronzo, furono fuse, per farne proiettili durante la rivoluzione del 1848. Nello stesso anno, in seguito ai bombardamenti borbonici, furono danneggiati il Nettuno e la Scilla. Nel 1856, lo scultore Gregorio Zappalà, fu incaricato di eseguire una copia del Dio marino e, l’anno seguente Letterio Subba, scultore messinese, realizzò una copia della Scilla. Gli originali furono messi da parte (la statua del Nettuno rimase fino al 1908 all’interno della chiesa di S. Maria degli Alemanni) e si possono ammirare, ormai restaurati al Museo Regionale di Messina.
Come già sopra citato la Fontana prima del terremoto del 1908 era ubicata sulla curva portuale di fronte alla “Palazzata” con le spalle rivolte al mare a simboleggiare il Dio Nettuno che benedice, con la ricchezza del suo mare, la città di Messina.
Nel 1934 per volere dell’allora prefetto Michele Adinolfi, la Fontana del Nettuno fu spostata più a nord nel sito che occupa attualmente e ruotata con la fronte al mare, in realtà modificandone totalmente la simbologia.
Essa si eleva su tre gradini su cui poggia una grande vasca ottagonale riccamente decorata con motivi marini e dieci plinti rettangolari in ciascuno dei quali sono scolpiti a bassorilievo, due delfini intrecciati e incisi i nomi dei senatori del tempo, del viceré D. JOANNE CERDA e dell’autore, JO. ANG. FLOREN. SCULPSIT. Ai lati, vi sono delle vasche di forma ovale in cui versano acqua mascheroni leonini. Al centro della vasca, su di un piedistallo quadrato sta il gruppo statuario, composto da quattro cavalli marini idrofori, decorati dagli stemmi in bassorilievo dell’imperatore Carlo V con le colonne d’Ercole, il motto “plus ultra” e il collare dell’Ordine del “Toson d’Oro” e di Filippo di Spagna. Ai lati permeate di intenso dramma tipicamente michelangiolesco, le mostruose sirene Scilla e Cariddi urlano cercando di divincolarsi dalle catene con le quali sono state ridotte all’ impotenza da Nettuno, che si erge come appena sorto dalle acque, calmo e invincibile sopra di loro con il suo temibile tridente sulla mano sinistra e un delfino la cui coda si attorciglia ad una gamba.
Scilla è rappresentata come una figura femminile mostruosa, caratterizzata dal petto e viso di donna ed ha legate, sul ventre, otto teste di cani latranti sotto di essa un distico, probabilmente del Maurolico, recita:

IMPIA, NODOSIS, COHIBETUR. SCYLLA, CATENIS PERGITE SECURAE PER FRETA NOSTRA RATES.

Cariddi, coi capelli sciolti, ha uno sguardo inorridito. Essa ha sembianze femminili, col ventre di lupa e coda di pesce, sotto cui si legge un altro distico:

CAPTA EST PREDATRIX SIQULIQ INFAMIA PONTI NEC FREMIT IN MEDIIS SAEVA CHARYBDIS AQUIS.

Sulle pareti del piedistallo vi sono due maschere per lato, da cui sgorga l’acqua nella vasca posta sotto, che rappresentano i venti, sudditi del Dio Nettuno.Sul lato frontale, a bassorilievo, lo scudo crociato della città di Messina tra due colonne, su di esso vi è un fregio e l’iscrizione: D. CAROLO V IMPERANTE MDLVII; sul lato opposto è lo stemma spagnolo con l’iscrizione: PHILIPPO CAROLI V IMP., REGNANTE MDLVII.

CURIOSITA

-Nella posizione originaria, la Fontana del Nettuno, era perfettamente allineata con le altre due opere realizzate dal Montorsoli, la Fontana di Orione e la Lanterna di San Ranieri (il Faro del porto).

-Durante la rimozione dell’originale statua del Nettuno, sotto il piede fu trovato un medaglione con l’immagine del Montorsoli che venne conservato al Museo.

-La stilizzazione del suo tridente è diventato il logo della Maserati.


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