LA MADONNA NERA di TINDARI
Nell’aria oscura, disperato echeggiava il suono di una brogna. Le onde sollevate dal forte vento di tramontana battevano senza tregua la piccola imbarcazione. La ciurma esausta dalla lunga lotta cercava disperatamente un rifugio.
Per fortuna, una flebile luce li guidò verso la terra ferma.
Le prime luci scoprono l’imbarcazione adagiata sulla spiaggia. Tutto è calmo, soltanto il grido dei gabbiani rompe il silenzio dell’alba.
Mentre i raggi del sole che sorge rischiarano la rocca di Tindari, i naviganti tentano di rimettere il naviglio in acqua.
Inutili sono gli sforzi, nonostante abbiano alleggerito il carico.
“fecero forza sui remi, dettero le vele al vento […]. La nave non si mosse!”
Narra, il racconto popolare, che soltanto dopo aver portato a terra la cassa, contenente la sacra immagine della Madonna, il veliero poté prendere agevolmente il largo.
Secondo il racconto tutto è avvenuto nell’ottavo secolo, quando in oriente imperversava la lotta iconoclasta.
In quel periodo molte immagini, per salvarle dalla distruzione, furono affidate a marinai diretti in occidente.
Trovata l’immagine, fu prontamente trasportata sul colle, dal quale, da secoli, dispensa amore materno.
Nell’evento miracoloso, il popolo riscontra una chiara intenzione della Madonna, affinché il Suo Simulacro restasse per sempre a Tindari.
Secondo recenti studi, effettuati a seguito dei restauri della statua, la realizzazione dell’opera è datata tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo.
La nuova ipotesi vuole che l’opera sia stata commissionata da un Vescovo o un ricco Signore del luogo.
Tratto da:
“Itinerari dei Luoghi e della Memoria”
di Nino Cadili
Foto:
Mosaico (Santuario Maria SS. del Tindari)
Tratto dalla pagina Facebook
Centro storico Patti album
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