Anche il grande poeta Giovanni Pascoli era innamorato della nostra Messina.
-Di seguito una riflessione del Pascoli sulla Città dello Stretto-
“ … il popolo di Messina è innamorato della campagna. Ho osservato che specialmente alle finestre dei mezzanini sono sempre fiori, e alle volte dei verzieri, a dirittura, di gerani-edere, di garofani, di piante rampicanti.
E se si passa per la via con qualche fiore in mano, sempre qualche bambina vince la sua naturale ritrosia e timidità, e ci s’appressa e dice: Vossía mi dugna u sciuri. C’è molto di buono, o messinesi, nella nostra cara Messina.
Di rado o quasi mai s’appressa qualcuno a chiedere il soldo o senari: moltissime volte vi si chiede un fiore! Cavate la voglia di fiori ai vostri bambini, poichè tutto un fiore è la vostra campagna! Date loro dell’ossigeno! Fate loro vedere tante cose belle, poichè di cose belle hanno sete! Voi forse non fate tanta stima della poesia, che è un di più, una vanità sonora. E di quella che si fa accozzando frasi e rime, non dico, neanch’io ho tanta stima. Ma c’è un superfluo che nella vita è più necessario di ciò che è necessario: la poesia.
Ve lo insegnano le bambine che domandano u sciuri e non domandano il pane. Date, restituite anzi, a’ vostri figlioletti e a voi, la loro poesia, la loro domenica, le passeggiate, le scampagnate. Mostrate loro, un giorno per settimana, il bel monte Peloro verde di limoni e glauco di fichi d’india, la bella falce adunca che taglia nell’azzurro il più bel porto del mondo, l’Aspromonte che negli occasi, per il sole che cade razzando infuocato dietro Antennammare, si colora d’inesprimibili tinte, mentre il mare si riempie di rose colorite; mostrate loro un giorno della settimana il loro bel cielo sereno e la vostra fronte senza rughe !Cittadini! mettetevi d’accordo. In nome di Messina, che in civiltà non deve cedere a nessun’altra città d’Italia, in nome di Messina, che da consuetudini che si introducano di diporti festivi, può ricavare motivo ad abbellire le sue spiagge uniche al mondo; e da ciò avere affluenza di forestieri e incremento di ricchezza; in nome del lavoro stesso, che meglio frutta quanto più volentieri e lietamente è eseguito; in nome della religione, per chi è credente e sa che violare il sabato tanto vale quanto non credere; in nome della giustizia, per tutti che devono sapere che non si può togliere a sè e altrui il diritto d’essere uomini, cioè creature che hanno un intelletto oltre che un paio di braccia; in nome della scienza, che proclama la necessità del riposo e del diporto e dell’ossigeno; in nome della famiglia, che chiede a voi un po’ di serenità e di educazione e di convenienza: deliberate di osservare il riposo domenicale.
L’accordo vostro, tra persone cioè che hanno sovente interessi discordi, sarà qui come è già in tutti i popoli e in tutte le città più civili, un grande presentimento, un grande augurio, una grande preparazione dell’accordo di tutti i cuori e di tutti i popoli.”
Nino Principato
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