LA LEGGENDA DI COLAPESCE il mare era tutta la sua passione esplorando i fondali silenziosi. La sua passione non era ben vista da sua madre, anche perche Cola a volte ributtava in mare il pescato. La madre le disse “che tu possa diventare come un pesce”. Con il passare del tempo la sua pelle divenne squamosa, e mani e piedi simili alle pinne. La sua fama si diffuse in tutta la Sicilia raggiungendo anche la corte di re Ruggero, che lo chiamò a Messina per metterlo alla prova delle sue abilità. Getto in mare una coppa d’oro. Colapisci si getto in mare recuperando il prezioso oggetto. Il re lo premiò, ma gettò in mare profondo una corona, e mentre Colapesce la cercava, vide che la Sicilia poggiava su tre colonne due erano intatte mentre la terza era consumata dal fuoco che c’era da Catania a Messina, Cola torno in superfice raccontando al re Ruggero quello che aveva visto, ma il re non gli credette, dicendole che dal mare doveva portare quel fuoco. Colapesce le rispose “maestà vedete questo pezzo di legno? Io mi tuffero con esso, se lo vedete ritornare a galla bruciato, vuol dire che il fuoco c’è davvero, come dico io, ma vorra dire che io sarò morto, perche il fuoco brucerà anche me”. Coraggiosamente Colapesce si tuffo in mare, tutti lo aspettavano, re compreso che tornasse, ma torno il legno bruciato. Colapesce rimase in mare in mezzo al fuoco a sorreggere (come ancora fa) quella colonna mal ridotta, perchè la sua amata terra non crolli e se ogni tanto la terra tra Messina e Catania trema un po, e solamente perchè Colapesce cambia il lato della spalla.
Su Colapesce c’è una famosa canzone popolare riportata da tanti artisti.
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