IL PARCO “ALDO MORO” E IL FORTE DEL VIVONNE NEL VIALE REGINA MARGHERITA: STORIA DI UNO SCIPPO CONSUMATO A DANNO DEI MESSINESI
È una storia tutta messinese che ha avuto il suo inizio e il suo infausto epilogo durante l’allora Amministrazione Accorinti.
Prima di raccontarvela, un breve excursus sulla storia del forte seicentesco del Vivonne.
La sua realizzazione è legata alla rivolta antispagnola che scoppiò a Messina tra il 1674 e il 1678 e il cui inizio si ebbe con gli scontri locali tra i cosiddetti “Merli” (popolani) e “Malvizzi” (aristocratici). Erano tempi difficili per la città, tempi di miseria e carestia e già gli animi della popolazione erano stati ad arte esacerbati sin dal 1671 dallo Stratigò Generale Luis dell’Hojo, filogovernativo della Spagna. Egli attribuì ai nobili la responsabilità della decadenza civile ed economica della città, col conseguente affamamento dei poveri e, dall’altro lato, convinse i ricchi che si stava preparando una sommossa popolare contro di loro. Nella realtà le intenzioni del dell’Hojo erano quelle di togliere potere e privilegi ai nobili e aristocratici che rappresentavano una forte concorrenza nei confronti del governo spagnolo che intendeva revocarli. E così, nel luglio del 1674, il senato di Messina fortemente antispagnolo, si ribellò allo Stratigò e diede il via alla rivolta. Si decise di chiedere la protezione del Re di Francia, Luigi XIV che accettò la proposta e nel 1675 mandò a Messina il duca di Vivonne, Louis Victor de Rochechouart de Mortemart, che giunse in città nel febbraio 1675. Dopo aspre battaglie fra francesi e spagnoli nel 1678, all’insaputa di Messina, i Re di Francia e di Spagna firmarono un trattato di pace a Nimega che pose fine alla guerra d’Olanda e anche alla rivoluzione. Messina fu così abbandonata alla repressione spagnola, che fu violenta e di una crudeltà inaudita. Il forte, a pianta quadrata, è ricordato dal Notaro Giovanni Chiatto nel suo diario dal 1662 al 1712 quando gli spagnoli tentarono di assaltarlo alle ore 7,00 del 26 marzo 1676: “A 26 marzo 1676, havendosi fatto il fortino alli cappuccini, essendo sprovisto di munitione con dui soli cannoni, intraro nel convento de Padri Cappuccini 1600 soldati inimici per assaltare detto fortino. Si defesiro valorosamente li francesi e ni ammazzaro da deci delli inimici, et nella medesima notte se ni fuggero.”.
E torniamo ai giorni nostri.
Tutto ebbe inizio il 5 novembre 1949 quando con convenzione n° 18981 il Comune di Messina cedeva gratuitamente l’area di mq. 13.760 DI SUA PROPRIETA’, che poi sarebbe diventata Parco “Aldo Moro”, all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Nell’atto, però, c’erano delle tassative condizioni da rispettare: l’Istituto si “obbligava a costruire e mantenere in efficienza sulla zona del terreno cedutogli un moderno e ben attrezzato Osservatorio Geofisico” (art.2); secondo quell’accordo l’Istituto “dovrà iniziare la costruzione dell’osservatorio entro un anno dalla data di stipulazione della presente convenzione” (art.5); in caso di inadempienza di uno dei patti fissati agli articoli 2 e 5 l’amministrazione comunale “AVREBBE AVUTO IL DIRITTO DI CHIEDERE LA RESCISSIONE” (art.6).
Ebbene, dopo 1 anno, nel 1950, l’Osservatorio Geofisico non fu costruito e non lo fu mai fino ad oggi, a 72 anni dalla convenzione! L’area inutilizzata (unico intervento dell’INVG la spesa inutile di 700.000 euro di denaro pubblico nel 2009 per ristrutturare l’immobile adibito a magazzino, uffici e foresteria) venne quindi chiusa e abbandonata al degrado. Il 13 ottobre 2017, per attenzionare l’area alla città, l’Unione Inquilini di Messina con Gianmarco Sposito e Clelia Marano insieme a 15 famiglie, in occasione della manifestazione “Sfratti zero”, decise di occupare simbolicamente il Parco dandogli una sistemata e aprendolo alla pubblica fruizione.
La ciliegina sulla torta la mise poi Accorinti con uno scellerato contratto di comodato d’uso, il 22 dicembre 2017, stipulato con il responsabile dell’INGV Carlo Doglioni. Con questo accordo, l’Amministrazione Comunale PROPRIETARIA DELL’AREA, otteneva dall’INGV un comodato d’uso gratuito finalizzato all’utilizzo del “Parco Aldo Moro” per la durata di 29 anni, con possibilità di recesso unilaterale con formale preavviso di 60 giorni: in sostanza, il proprietario dell’area otteneva da chi proprietario non era, l’uso della stessa per 29 anni!
Cose da pazzi!
All’art. 7 di questo contratto il Comune si impegnava alla realizzazione di un parco urbano fruibile alla cittadinanza, accollandosi tutte le spese per la messa in sicurezza, la riqualificazione e la manutenzione: come si dice dalle nostre parti, “cunnutu e bastuniatu” perché, in qualsiasi momento, la possibilità del recesso poteva far tornare il Parco all’INVG.
Occorre, alla luce di tutto ciò, modificare urgentemente questo contratto del 2017 eliminando la possibilità di recesso unilaterale nell’accordo, incompatibile con gli interessi della città e dei messinesi, CHE SONO E DEVONO RIMANERE GLI UNICI PROPRIETARI.
Nino Principato
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