LA NOSTRA STORIA “Gli antichi mestieri”
La Lavandaia “A Lavannara”
Il compito delle lavandaie era di lavare i panni altrui. Esse venivano chiamate dai signori benestanti che potevano permettersi di pagare o da coloro che avevano la donna ammalata e quindi non potevano lavare i panni. Le lavandaie erano divise in gerarchie ben distinte: quelle che andavano per le case a ritirare e riconsegnare i panni, la “maestra” che dirigeva i panni stesi, li contrassegnava e pagava le lavoranti, la lavandaia che portava il suo bucato con l’asino e quella che se lo poneva sulla testa. La lavandaia di solito lavava i panni nel torrente con qualsiasi tempo e temperatura, inginocchiata nell’erba. Dopo aver finito di lavare, i panni venivano stesi sull’erba ad asciugare. I ferri del mestiere erano la cenere del camino “a liscivia” l’acqua del torrente e tanto “olio di gomito” per strofinare e sbattere sulle pietre del torrente i panni. Spesso era necessario far bollire la biancheria sporca ed a questo proposito venivano preparate le “quadare” dove venivano bolliti i capi più grandi e resistenti (lenzuola, tovaglie), in questo modo si otteneva la sterilizzazione del bucato e, sopratutto, l’eliminazione dei parassiti (acari, cimici, pulci) un tempo molto presenti ed infestanti le abitazioni. Questo mestiere duro e faticoso, ora fortunatamente scomparso con l’avvento delle lavatrici, permetteva alle donne, sopratutto vedove o sole, di sbarcare il lunario, aumentando il magro reddito delle campagne.
Ma la lavandaia, almeno nell’immaginario collettivo, era una persona felice che cantava, sola o in coro con le compagne, allegre filastrocche e canzoni mentre attendeva al suo lavoro.
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