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LA “PALAZZATA” DI MESSINA DEL 1622 DISTRUTTA DAL TERREMOTO DEL 1783 SI TROVA IN INGHILTERRA? L’origine della “Palazzata” o “Teatro Marittimo” si ebbe da un iniziale progetto dell’architetto e scultore Jacopo Del Duca (Cefalù, 1520 – Messina, 9 luglio 1604) della fine del ‘500, in sostituzione delle mura di fortificazione medievali che prospettavano sulla lunga piazza portuale. Nel 1579, infatti, la Strada della Marina fatta realizzare dal viceré Marco Antonio Colonna cominciò ad essere affiancata da una “Palazzata” in parte e in maniera episodica. Con l’arrivo a Messina il 26 febbraio 1622 del vicerè Emanuele Filiberto di Savoia che volle proseguire l’ambizioso progetto, morto Del Duca, egli stesso approvava quattro mesi dopo una “legge speciale” che prevedeva l’abbattimento di quanto già realizzato, con esclusione della Porta Reale attigua al Bastione San Giacomo di Andrea Calamech, all’estremità settentrionale, e del centrale Palazzo del Banco o del Senato dello stesso Del Duca. L’incarico per la realizzazione della nuova “Palazzata”, la cui edificazione ebbe inizio il 27 agosto 1622 e l’ultimazione nel 1624, venne affidato a Giovanni Antonio Ponzello, architetto di fiducia di Emanuele Filiberto. E qui bisogna sfatare il luogo comune, errato, che vuole sia stato il messinese Simone Gullì a progettare la “Palazzata”. Scrive infatti Nicola Aricò: “Buona parte dell’iconografia più magniloquente della Palazzata – quella del secolo XVII – discende da un dipinto, esposto nel 1622 al piano superiore del Palazzo del Banco (poi Palazzo Senatorio), concepito per anticipare ai Messinesi l’effetto panottico dell’opera che si intendeva realizzare, inserita nel contesto urbano e ambientale, onde raccogliere le sottoscrizioni dei privati per avviare la grande operazione immobiliare sul porto. Autore della tela era quel Simone Gullì, che in seguito i memorialisti avrebbero riconosciuto come autore del progetto, quando invece si era limitato a raffigurare una realtà virtuale, traendo i dati dai disegni di Giovanni Antonio Ponzello, unico autore dell’opera, ma non certo della originaria idea progettuale, già elaborata da Jacopo Del Duca negli ultimi anni del Cinquecento.”. Con un fronte di circa 1500 metri, 13 fabbricati intervallati da grandi porte monumentali con quattro ordini di finestre, 267 per ordine alternate a balconi, alto 24 metri con un rapporto costante fra pieni e vuoti, il lungo edificio della “Palazzata” venne pensato con un’impostazione prevalentemente pittorica e per tale motivo il suo autore contenne al massimo i movimenti degli aggetti di facciata. Ponzello applicò, inoltre, oltre al cornicione terminale, cornici marcapiano intermedie, allo scopo di accentuare la già marcata orizzontalità del complesso architettonico. Con le sue 18 porte monumentali a due ordini munite di battenti e di dieci metri di luce che collegavano il fronte portuale con i quartieri cittadini, la “Palazzata” celebrava dell’orgogliosa città seicentesca il destino marittimo. Crollò in massima parte nel terremoto del 5 febbraio 1783 ma ebbe il tempo di rappresentare un prototipo che influenzerà architetture simili nel secolo successivo in Europa, come il Royal Crescent di Bath in Inghilterra, opera dell’architetto John Wood junior (1767-75) che la vide personalmente prima del crollo e dove, questa “Ottava meraviglia del mondo” come era stata definita, rivive.

Nino Principato


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