Barbieri di Sicilia…
Ai tempi dell’impero romano ,la professione di barbiere era molto popolare in Siciliae i barbieri nostrani erano contesi presso le case patrizie.
L’acconciatura degli uomini era di capelli ondulati e barbe.
A questa attività si dedicavano i barbieri . L’arte del taglio e l’adescamento delle barbe era una professione importante nella Sicilia antica.
I negozi di barbiere erano luoghi di incontro,come una sorta di club, per gli uomini, dove godevano di riunioni con lunghe conversazioni di filosofia, di politica, o di questioni comunali.
Tali negozi di barbiere erano per loro tanto importanti come l’Agorà, il loro luogo di riunione pubblica.
I barbieri si occupavano , oltre che di rifilatura e pettinare i capelli e barbe,di massaggio, alla spazzolatura e a dare lucentezza con lozioni, pomate e cera d’api.
Il tocco finale era il profumo per capelli con sentori di fiori e olio d’oliva.
Le donne si occupavano dei capelli nelle loro case, assistite dai servi o schiavi.
L’arte del taglio dei capelli e barba deve il suo impulso ad Alessandro Magno che conquistò quasi tutta l’Asia e sconfisse in numerose lotte i Persiani a causa della barba che portavano..
I macedoni usavano per afferrarli le loro barbe , tirandoli fuori dai loro cavalli poi uccidendoli .
Alessandro quindi, dirama in tutto il suo dominio un ordine che stabilisce che tutti i suoi soldati, debbano essere rasati.
Molto presto, il resto della popolazione adottò la moda e le barbe furono dimenticate.
I più ebbero necessità di radersi, molti posti di lavoro furono disponibili per i barbieri.
Nel primo periodo dell’Impero Romano, gli uomini usano portare i capelli lunghi e barba.
Nel 296 aC, Ticinius Mena, un senatore romano, torna a Roma dalla Sicilia, e introduce l’usanza dei negozi di barbiere. Secondo Plinio il Vecchio, il primo romano importante che fu visto con il suo viso rasato e pulito fu il generale e console Scipione l’Africano frequentatore assiduo delle barberie sicule .
Da quella data, questo fu lo stile per gli uomini a Roma, quasi fino alla caduta dell’Impero, quando lo stile di barba e baffi tornò a essere usato di nuovo.
I barbieri erano chiamati “tonsori”, e anche tra i Romani, la professione tonsoriale era molto rispettata.
In Sicilia nei primi del ‘900, il barbiere si occupava anche della salute dei suoi paesani, infatti faceva medicazioni, iniezioni, componeva pomate a base di zolfo per curare le varie dermatiti, preparava varie tisane e offriva tanti altri servizi, era proprio un tuttofare.
I barbieri nel lontano passato erano anche compositori e suonatori di canzonette.
“Lu saluni” del barbiere serviva anche da circolo ricreativo per clienti anziani e per i contadini, quando il tempo inclemente non permetteva loro di lavorare nei campi.
Qui si scherzava, si giocava a carte, si “cutuliava” (prendeva in giro) qualcuno dei presenti, perchè “babbarusuni” (meno dotato come intelligenza), ma principalmente si parlava male del governo e del prossimo; in merito un proverbio siciliano diceva espressamente: “Si ti piaci sparlari, vattinni ni lu varveri”.
IL docile barbiere era capace di far correre la lama sul palloncino gonfio senza farlo scoppiare scoppiare.
E per forza doveva essere mite! Come avrebbe potuto, se no, maneggiare armi bianche, forbici e rasoi, acidi corrosivi, pettegolezzi e veleni, senza mai impensierire nessuno?
E spesso era zoppo, dunque inadatto ai lavori pesanti, doveva essere fidato e mansueto: solo a lui era permesso di toccare l’ inviolabile faccia del siciliano.
Poi arrivò il 68 e i capelli lunghi e addirittura al giorno d’oggi i negozi di barbieri sia per uomini che per donne e gli antichi barbieri divennero un retaggio dei tempi andati.
Grazie a Giovanni Majolino
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