Qual è quella esperienza di vita più appagante se non viaggiare nel mondo! Il viaggio un tempo, secoli orsono, scontava i limiti della tecnologia. Quando ancora gli occidentali non si erano allontanati dalle terre circondanti il Mare Nostrum, non sapevano quanto grande fosse il mondo, quante terre esistevano oltre i confini dell’Europa. Non esistevano mappe circolanti fra gli europei capaci di dettare i limiti del viaggio oltre il Vecchio Continente. Eppure, un terrone nel primo quattrocento, dimenticato dagli italiani si spinse oltre ogni limite conosciuto, navigando a vista esplorando primo fra i primi l’Asia e l’Africa. Non lo fece da straniero, ne lo fece in anonimo. Inviato dai papi e da Alfonso il Magnanimo imperatore dei mari, nonché sotto le insegne degli imperatori d’Etiopia governata dal famoso Prete Gianni, portava fra i regni cristiani del mondo la “lieta novella” una guerra mondiale contro il grandissimo impero Ottomano per aggredirlo da tutti i suoi confini. Pietro Rombulo a differenza degli altri navigatori italiani fu cercato dagli ottomani coscenti del suo progetto, e per quarantanni mise a rischio la sua vita penetrando in regni musulmani come spia, nemico e avversario invincibile. Eppure, le sue imprese per terra e per mare sono sconosciute in Italia. Il Bel Paese non lo vuole né ricordare e neppure celebrere, metterebbe in ombra tutti gli altri navigatori ed esploratori italiani e non italici. La solita storia, quella della Terronia e dei terroni, limitati a cibarsi solo delle frattaglie girategli dal padre padrone.
Alessandro Fumia
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