GIUSEPPE MAZZINI E IL SUO RAPPORTO AFFETTIVO CON MESSINA
Denominata nella prima metà dell’Ottocento “La Flora”, venne intitolata a Giuseppe Mazzini qualche anno dopo la sua morte, avvenuta nel 1872.
All’interno della Villa, lungo i viali, fra gli altri si erge infatti il monumento col busto di Mazzini eseguito da Lio Gangeri nel 1873.
Ma perché fu intitolata a Giuseppe Mazzini?
Messina, da sempre assertrice di libertà e una delle città-simbolo del Risorgimento Italiano, diede l’ennesima prova della sua fede agli ideali liberali risorgimentali: il 25 febbraio 1866 Giuseppe Mazzini, con 476 voti, venne designato deputato al Parlamento nazionale della IX legislatura, quale rappresentante del Collegio di Messina I.
Il 2 marzo 1866 da Londra, dove si trovava in esilio, Mazzini fece recapitare una lettera di gratitudine ai messinesi. Il 6 maggio 1866 fu annullata la sua elezione, motivata essenzialmente dalle condanne a morte che erano state comminate all’esule, per le sue attività di cospiratore, dai Tribunali di Parigi e di Genova.
Alle nuove elezioni i messinesi elessero Mazzini per la seconda volta al Collegio di Messina I e il 10 maggio 1866, da Londra, Mazzini ringraziava con una sua lettera gli elettori messinesi: “Ai miei elettori Messinesi. Fratelli. Con l’anima profondamente commossa, io vi ringrazio una seconda volta, non perché avete rieletto me, ma perché rieleggendomi, malgrado la mia rinuncia e non curandovi di conseguenze immediate, voi avete innalzato il diritto elettorale all’altezza di una vera missione perché insegnaste voi soli agli Italiani che la costanza è complemento d’ogni buona cosa e che una protesta a pro del Giusto e del Vero deve durare a sollevarsi perenne sino al trionfo […] ad un bisogno della vostra Città aggiungerete una gioia al conforto che già mi è venuto da voi. Londra 10 maggio 1866. Abbiatemi vostro Giuseppe Mazzini”.
Lo stesso giorno, Mazzini inviava una lettera fraterna al patriota e medico Emanuele Pancaldo (S. Lucia del Mela, 1800 – Messina 1890) a Messina, più volte in carcere, condannato a morte e poi liberato, governatore di Alcamo sotto Garibaldi (1860). Seguace di Mazzini, fu poi deputato (1861-65) e dopo il 1860 fondò i giornali La Falce, La Nuova Italia, L’Abbicì (la lettera è oggi conservata nell’Archivio Storico del Comune di Messina).
Il 18 giugno 1866 viene nuovamente annullata la seconda elezione di Mazzini dall’Ufficio IX della Camera e il 16 settembre 1866 si ritorna a votare per il Collegio Messina I e, per la terza volta, i messinesi rieleggono Mazzini. Il 18 dicembre 1866 la Camera convalida la sua terza elezione.
L’11 febbraio 1867, durante la seduta alla Camera dei Deputati viene resa nota la rinuncia a parlamentare di Giuseppe Mazzini, espressa con una lettera del 7 febbraio. Un uomo della sua levatura morale, infatti, non poteva scendere a compromessi giurando fedeltà alla Monarchia e allo Statuto Albertino, “[…] uno Statuto largito quasi venti anni addietro, senza discussioni e in circostanze anormali; a quattromilioni e mezzo di italiani del settentrione, quando l’unità d’Italia non era”.
Nino Principato
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