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I NOSTRI MONUMENTI

La Chiesa dello Spirito Santo

Eretta nel 1292 con l’annesso monastero, è pervenuta fino a noi nella sola forma planimetrica. Lungo i secoli la volta e le pareti furono arricchite con artistici stucchi; rifatti con marmi preziosi gli altari e ricavate due cripte sotto il pavimento. Ne risultò un insieme architettonico di archi, lesene e pannelli in cui gli artisti ebbero campo di realizzare con mano esperta le più originali creazioni.
Fra gli altari primeggia quello del miracoloso Crocifisso, autentico capolavoro di architettura, scultura e intarsio.
Il terremoto del 1908, in 30 secondi di scosse del 10° grado della scala Mercalli, sconquassò una regione molto abitata, accumulando 60.000 morti. Della chiesa non rimase che una parte dei muri perimetrali profondamente lesionati. Sotto le macerie della volta perirono 13 Suore, Figlie del Divino Zelo. Il P. Annibale, che aveva trasferito fin da prima del disastro la sua Opera femminile nei locali del vecchio monastero, maturava l’idea di acquistare anche l’area della chiesa distrutta per ricostruirla dove e com’era prima. Vi riusciva nel 1917. Dopo alterne vicende, ultimato il rustico, e iniziati i lavori di decorazione, Egli muore il 1° Giugno 1927. I lavori furono sospesi. Si ripresero solo nel 1936 portando a termine così i necessari restauri.
Benedetta da Mons. Angelo Paino, arcivescovo, la bella chiesa, totalmente rinnovata, fu riaperta al culto nel Giugno 1938.
Nel 1992 nella Chiesa di S. Maria dello Spirito Santo è stata tumulata la Serva di Dio Madre Maria Nazarena Majone (Graniti, Messina, 1869 – Roma 1939), confondatrice e prima superiora generale delle Figlie del Divino Zelo.

IL CHIOSTRO

All’interno del vecchio Monastero vi è il Chiostro, unico punto che ha resistito al terremoto del 1908. Essendo parte integrante e centrale del Monastero, conserva tutte le caratteristiche dell’antica epoca. La sua origine risale al XIII secolo ed anticamente era abitato da eremiti. La sua esistenza è venuta alla luce nel 1998, in seguito a lavori di restauro eseguiti in reparti attigui, e racchiude gioielli di storia e di arte, insieme alle cripte conservate intatte sotto il pavimento della Chiesa annessa al vecchio Monastero. Oggi dopo aver portato alla luce le sue vere caratteristiche, nascoste da vecchi intonaci, rimane la parte più importante da mostrare ai visitatori, insieme ai vari dipinti che in esso si trovano. Le origini del Chiostro, annesso al vecchio Monastero di S. Maria dello Spirito Santo, risalgono al 5 novembre 1291 ad opera della nobile vedova Francesca Boccapicciola che, volendosi ritirare in solitudine, fondò la congregazione delle Monache che chiamò Cistercensi dal nome dell’Abate Cistercense di S. Maria di Roccamadore che si trovava nella zona di Tremestieri. Da alcune ricerche fatte risulta che è stato abitato da eremiti che vivevano in solitudine in piccole cellette, dette CAMERELLE (una via dei dintorni ne ha preso il nome) come risulta da alcune carte topografiche del novecento dove, nei pressi del Monastero è evidenziata la “VIA CAMERELLE“ infatti il Monastero veniva costruito fuori le mura della città, in un luogo silenzioso. Quando le Monache abbandonarono il Monastero, venne utilizzato per alloggiare soldati e sfrattati che agendo da veri vandali, lo ridussero in uno stato pietoso, distruggendo tutto: cucina – pavimenti – vetri – porte e finestre scardinate – pavimenti smossi – ecc… Il Sacerdote messinese, Annibale Di Francia, reduce del lavoro di bonifica del malfamato quartiere Avignone, nel 1895, dopo tante e ripetute richieste al Comune di Messina, preoccupato com’era di dare un tetto ai tanti poveri e orfani che raccoglieva in città, lo ottenne in enfiteusi e, avendolo trovato nelle condizioni descritte, dovette rimboccarsi le maniche per dare all’ambiente un aspetto alquanto accogliente sia dal punto di vista igienico che strutturale. Nel dicembre del 1965 in Via Faranda, angolo via Merli e Malvizi (presso la Chiesa dello Spirito Santo) sono state trovate ceramiche romane e ceramiche greche del IV e V secolo A.C. Sembra, quindi che il sito, dove il Monastero è stato costruito può essere di interesse archeologico.
Nei mesi di agosto e settembre dello stesso anno , nell’isolato 162 di Via S. Marta sono state trovate ceramiche dello stile GRATHIA di necropoli classica ed ellenistica, resti di ricche tombe e blocchi squadrati di calcare, ormai prive di tracce di corredo.


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