LE DINAMICHE POLITICHE TRA CITTA’ E CORONA – IL RE, L’ARISTOCRAZIA E LE CITTA’ PIU’ IMPORTANTI DEL REGNO DI SICILIA (I PARTE)
- Mediazione e conflitto, minaccia e reazione, punti di forza e punti deboli. Una veduta a volo d’uccello –
“I sovrani, anche se a volte riescono ad imporre un supervisore o podestà da loro scelto e ad assoggettare deliberazioni e comportamenti al vaglio di organi superiori di controllo, devono necessariamente operare nella cerchia delle famiglie egemoni, cercare il consenso di gruppi locali, mediare, evitare di intromettersi più del lecito nelle dinamiche fazionarie e nei sistemi di selezione delle oligarchie locali, perché la minaccia al patrimonio di autonomie, privilegi e simboli spinge la singola città ad una risposta drammatica: la disobbedienza armata, la rivolta, il proprio ritrarsi dall’organismo politico ed il mettere in gioco la propria stessa esistenza.
E se a capo delle rivolte dai forti contenuti politici, che hanno cioè a che fare con il potere e la sua gestione e non con la protesta per il pane o le gabelle, si trovano sempre i gruppi dominanti, le nobiltà, i patriziati (o loro ampi settori), così la repressione regia in questi casi è fortemente orientata a colpire, oltre i beni e le persone dei ribelli, i simboli dell’identità urbana costruita da quegli stessi gruppi dominanti: una damnatio memoriae che colpisce non un individuo, ma uno spazio, come accade dopo il 1678 a Messina.”
(continua)
RIFERIMENTI:
- D. Ligresti – Centri di potere urbano e monarchia ispanica nella Sicilia del XV-XVII secolo
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