MONTALBANO ELICONA, LE CHIESE DEGLI ERETICI CATARI E IL MEDICO ALCHIMISTA ARNALDO DA VILLANOVA
Montalbano Elicona è un Borgo di pietra in cui si respira Medio Evo in ogni angolo delle stradine dove puoi incontrare ieratici monaci bizantini dal passo frettoloso, olivastri arabi, commercianti lombardi provenienti dal Monferrato, biondi soldati normanni armati di tutto punto e, se hai fortuna, lo “stupor mundi” Federico II di Svevia e l’altro Federico III d’Aragona che con i loro codazzi si avviano lentamente a cavallo verso il castello. Se poi hai modo di vedere il medico-alchimista Arnaldo da Villanova, hai raggiunto veramente il top. Qui, gli eretici càtari costruirono ben due chiese: S. Caterina d’Alessandria e lo Spirito Santo. Ma, chi erano i càtari? Dal latino medievale cathărus («puro»), i catari si qualificavano come “buoni uomini” dalla ferrea morale che rifiutavano tutto ciò che era bene materiale. Basandosi su questi principi non mangiavano carne, latte e uova perché alimenti originati da un atto sessuale, ad eccezione del pesce, di cui in epoca medievale non era ancora conosciuta la riproduzione sessuale e rinunciavano perfino al coito: il sesso era infatti considerato cosa tanto malefica che perfino il matrimonio era per essi peccaminoso poiché serviva solo ad aumentare il numero degli schiavi di Satana. Il loro fine era quello di ripristinare i valori del Cristianesimo delle origini. Giunti nel XII-XIV secolo in Catalogna provenienti dall’Occitania (Linguadoca), per la loro posizione nei confronti della Chiesa cattolica, giudicata eretica, vennero perseguitati dall’inquisizione e furono oggetto di una vera e propria Crociata. I càtari furono decimati con la strage di Montségur, un castello vicino ai Pirenei francesi assediato dall’esercito del Re di Francia e 400 di loro rimasti all’interno resistettero per 11 mesi ma, nel marzo 1244, furono costretti a capitolare. Per aver salva la vita, fu chiesto di abiurare la loro eresia che rifiutarono e 222 di essi furono bruciati vivi in massa il 16 marzo 1244. Solo i Cavalieri Templari non parteciparono a questo assedio e intorno al 1350, in Italia come in Provenza, il Catarismo scomparve del tutto.
Ebbene, le chiese di S. Caterina d’Alessandria e dello Spirito Santo presentano tutte le caratteristiche dei templi càtari dedicati alle funzioni del loro culto evangelico, edificate nel 1310 alla presenza di Arnaldo da Villanova (Valencia o Villeneuve-lès-Maguelone, 1240 – Genova, 1312 o 1313), il più famoso alchimista e medico europeo alla corte di Federico III d’Aragona sin dal 1309.
Dedicata a S. Caterina d’Alessandria con presbiterio ricavato da un antico torrione aggettante la cinta muraria, come l’altra chiesa càtara dello Spirito Santo il portale d’ingresso è ad arco a tutto sesto in uno stile romanico rarissimo in Sicilia in un’epoca, il ‘300, dove si usava l’arco gotico-chiaramontano ogivale. In Italia, una chiesa càtara con notevoli affinità con S. Caterina e Spirito Santo è S. Maria dei Franconi a Veroli in provincia di Frosinone nel Lazio. Risalente al XIII sec., prende l’attributo di “Franconi” dalla presenza dei Cavalieri Templari e i Templari, come abbiamo visto, furono gli unici a non partecipare allo sterminio dei càtari.
Come rilevato da Paul Devins e Alessandro Musco nel loro “Argimusco decoded” del 2014, nelle due chiese di Montalbano mancano le absidi. Il motivo è da ricondurre al fatto che nelle chiese càtare non si distribuiva l’Eucarestia perché ottenuta dal pane dell’ostia che era materia impura e allo stesso modo era rifiutato il battesimo perché anche l’acqua era materia impura: all’interno, infatti, mancano le acquasantiere.
E le due chiese, ancora, non avevano croci (quella in ferro in S. Caterina nel merlo ghibellino centrale trasformato è di molto successiva) perché secondo il principio gnostico e càtaro la passione e morte di Gesù avevano toccato solamente la di Lui componente umana mentre Cristo, in quanto compartecipe della divinità, restava intangibile ai patimenti e alle sofferenze (ecco perché i Templari sputavano sul Crocifisso cui però faceva subito seguito l’invito ad adorare il “Cristo Santo, Padre Eterno, Dio Onnipotente”). Rifiutavano perciò la croce, considerandola simbolo della tortura e della sofferenza di Gesù.
Nel concio di chiave del portale di S. Caterina d’Alessandria è scolpita una rosa mentre due sono agli angoli superiori della finestrella nella chiesa dello Spirito Santo. La rosa è simbolo dell’oscura setta esoterica dei “Fedeli d’Amore”, cui apparteneva tra gli altri Dante Alighieri. I “Fedeli d’Amore”, costituivano il “Gruppo della Saggezza” e avevano come missione quella di perpetuare le Tradizioni e di formare dei gruppi d’Iniziati per permettere, al momento giusto, la rinascita dell’Ordine del Tempio. E la rosa è anche il simbolo dei Rosacroce, ordine segreto, mistico, kabalistico-cristiano ritenuto fondato dall’esoterista tedesco Christian Rosenkreuz (1378-1484) ma certamente già esistente in epoca molto più remota e cui apparteneva, probabilmente, Arnaldo da Villanova. E anche nella chiesa di Santa Maria dei Franconi di cui si è detto prima, torna il tema della rosa come in quelle di Montalbano: nei due pilastri del portale d’ingresso si trovano incise croci patenti al centro di una figura quadrilobata di rosa, croce e rosa, appunto, dell’ordine dei Rosacroce.
La dedicazione a S. Caterina d’Alessandria, testimoniata da un’iscrizione di difficile lettura incisa sull’architrave che sormonta l’arco del portale (della quale all’interno si conserva la statua marmorea attribuita alla scuola del Gagini (1510)), è di grande significato: la santa, infatti, per la sua grande dottrina protegge università, scuole superiori, biblioteche e bibliotecari, studenti, insegnanti, filosofi, alchimisti e giuristi. E Arnaldo da Villanova a Parigi aveva seguito i corsi di Alberto Magno tramite i quali era nato il suo interesse per l’alchimia. E fu alla presenza di papa Bonifacio VIII, come si racconta, che compì una delle sue prime trasmutazioni trasformando volgare metallo in verghe d’oro purissimo. Perseguitato dalla Santa Inquisizione, nel 1305 nell’intero territorio della Catalogna fu proibita la lettura dei suoi libri che saranno confiscati e bruciati a Tarragona dopo la usa morte, nel 1316.
Che le due chiese di S. Caterina d’Alessandria e dello Spirito Santo fossero destinate a culti càtari e beghini lo si può dedurre da Arnaldo quando nella sua Informaciò Espiritual per el rei Frederic suggerì alla regina Eleonora, consorte di Federico III di Sicilia, di “organizzare gruppi religiosi sullo stile beghino”.
Nel 1310 Arnaldo da Villanova era a Montalbano e nelle immediate vicinanze della chiesa di S. Caterina patrona degli alchimisti, nel castello, riposa dal 1313 il suo corpo, il corpo del più famoso medico e alchimista europeo di tutti i tempi.
Nino Principato
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